UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La formazione professionale per una nuova scuola

I modelli educativi da promuovere per andare oltre la pandemia
13 Febbraio 2021

Domenica scorsa la Chiesa ha celebrato la 43^ Giornata per la Vita, tema che l’Agesc ha ben caro nel suo dna. La vita va difesa sempre sia per quelle nascenti, per quelle morenti e per quelle nascoste che sono ai margini della società. In questo periodo difficile l’attenzione è proprio verso le coppie che vogliono allargare la famiglia, perché oggigiorno è molto più esigente l’educazione di un bambino. L’appello al nuovo governo nascente è di attuare politiche sociali più aperte alla vita perché con la denatalità che abbiamo sarà molto difficile il futuro, senza dimenticare anche le famiglie con anziani fragili che vanno sorrette ed aiutate. Fondamentale per la dignità di ogni uomo è il lavoro a cui ci si prepara con una “scuola” capace di istruire e formare e qui “entrano in gioco” i centri di formazione professionale.

Purtroppo la scuola denuncia la sua incapacità di comunicare un significato che dia giusto interesse allo studio, al lavoro e alla vita; una incapacità, quindi, di formulare una ipotesi educativa, un progetto intenzionalmente rivolto alla promozione della persona. Le ragioni nella individuazione del corretto significato di “fare cultura”, cioè una scuola di cui ci si possa liberamente servire secondo quella dimensione specifica che è alla base del “fare cultura”. La situazione, in quest’ultimo anno, si è aggravata a causa della pandemia del coronavirus, che ha creato disagi, difficoltà, lentezze, nonché confusione e incertezze politiche ed operative date dal dentro e/o fuori, in diretta e/o online, e molte altre incongruenze che hanno fatto della scuola in genere uno dei maggiori ambiti colpiti dal coronavirus e che sembra non si voglia né si possa contrastare. «In quest’ottica di affronto dell’intera problematica – come afferma uno dei padri fondatori dell’Agesc, Giancarlo Tettamanti – ci viene offerta una pubblicazione dal titolo “L’organizzazione della scuola alla prova della pandemia del coronavirus”, nella collana Scienze della formazione, redatta da don Guglielmo Malizia e don Mario Tonini, docenti ed esperti educativi/formativi di scuola cattolica e di Cfp».

«Tra i problemi più interesanti, sviluppati dal libro, ci sono quelli dedicati alle dimensioni principali dell’organizzazione. Punto di partenza sono gli obiettivi: alcuni modelli concentrano l’attenzione su quelli generali mentre altri si focalizzano su quelli individuali; al riguardo talora in primo piano viene messo il consenso e altre volte sono le tensioni che sono poste in evidenza. La seconda dimensione è data dalla natura e dalla validità delle strutture: alcune teorie le considerano un fatto oggettivo che esiste indipendentemente dalla personalità dei membri dell’organizzazione, mentre altre le concepiscono come una costruzione soggettiva di chi opera nella scuola/Cfp; un altro punto di divergenza riguarda la questione se esse costituiscano un aspetto certo, oggetto di confronto e di scambio, o se rientrino tra gli elementi ambigui della scuola/Cfp. Un terzo argomento che viene trattato consiste nelle relazioni tra l’organizzazione e il contesto che possono essere di carattere cooperativo o politico o conflittuale o ambiguo e nell’identificazione del tramite tra la scuola/Cfp e l’ambiente. L’ultimo è costituito dal ruolo e dalle strategie di leadership e dai vari profili del dirigente». Uguale attenzione è dedicata alle scuole paritarie e ai Cfp di ispirazione cristiana rispetto ai quali si denuncia la condizione di diseguaglianza in cui la nostra politica dell’educazione continua a mantenerli.

In definitiva leggendo questo libro si riescono ad affrontare i temi con l’intento di contribuire a far conoscere quello che andrebbe fatto in questa situazione di “pandemia”, sviluppando una modalità organizzativa capace di far fronte alle difficoltà attuali, nonché mettendo in cantiere anche la possibilità di una progettualità che abbia ad essere veritiera anche nel prossimo futuro. Tutte le componenti che operano nella scuola, o comunque interessati ai suoi esiti culturali, formativi ed educativi, debbono sentirsi coinvolti, tra cui le stesse famiglie, e cogliere l’occasione per una analisi approfondita orientata al “bene comune scuola”.

Avvenire, 12 febbraio 2021