“Non possiamo delimitare la piaga dell’abuso dei minori a qualche caso isolato. Tutta la comunità deve farsi carico della protezione dei più piccoli e vulnerabili. Abbiamo bisogno di un nuovo cammino di educazione sessuale dei ragazzi che sempre più spesso accedono a siti pornografici fin dalla giovane età”. Lo ha detto mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia e presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori della Cei, durante il convegno “Non fate male a uno solo di questi piccoli”, incentrato sul tema degli abusi sui minori. L’incontro si inserisce all’interno del congresso nazionale della Federazione istituti di attività educative (Fidae), dal 4 al 6 dicembre a Roma, dal titolo “I linguaggi delle nuove generazioni: educare attraverso le arti”.
“Come Chiesa stiamo affrontando in modo nuovo un problema antico. Un reato che lascia un segno indelebile nei bambini e che talvolta si realizza anche nei nostri ambienti”, ha precisato mons. Ghizzoni sottolineando come a tal proposito la Cei abbia tracciato delle linee guida per la tutela dei minori, frutto di un lavoro di tre anni, “il cui focus è l’ascolto, l’accoglienza e il dare credibilità alle vittime, non la protezione del chierico colpevole”. L’arcivescovo ha poi fatto notare come in Italia, la Chiesa abbia ampliato gli spazi di tutela delle possibili vittime, “accogliendo una definizione molto ampia di ‘persone vulnerabili’ contenuta nell’ultimo motu proprio di Papa Francesco”.
Altro fulcro del documento, ha spiegato Ghizzoni, “la nomina da parte di ogni singola diocesi di un referente che deve affiancare il vescovo e supervisionare su tre livelli: “quello delle parrocchie, dei sacerdoti, degli educatori e dei catechisti; quello dei ragazzi; e quello delle famiglie”. “Fondamentale – ha concluso – dev’essere inoltre la formazione permanente degli operatori pastorali per offrire loro gli strumenti necessari per capire anticipatamente l’identikit di coloro che compiono o possono compiere un abuso”.
Montemarano, (Uni-Accredia): “A marzo un testo frutto dei lavori del Catholic international education office”
“Le linee operative per la protezione dei minori nelle opere della Chiesa individuate nel congresso del Catholic international education office (Oiec), che si è svolto lo scorso giugno a New York, si baseranno su una visione comprensiva di tutti gli abusi sui minori, sessuali e non sessuali, di cyberbullismo”. Lo ha affermato Emanuele Montemarano, presidente dell’organo di vigilanza Uni-Accredia, a margine del convegno.
Montemarano ha poi annunciato che a marzo sarà già disponibile un testo in inglese, italiano e francese, frutto dei lavori dell’Oiec e dell’incontro che si terrà il prossimo febbraio a Ginevra. Per quanto riguarda le linee guida della Conferenza episcopale italiana ha infine ricordato che “verranno promossi percorsi di formazione per tutti gli operatori, l’individuazione di una figura referente per i minori con compito di coordinare tutta la rete di protezione dagli abusi, piani di vigilanza e procedure per gestire casi critici all’interno della scuola con l’autorità ecclesiale e civile”.
Diaco (Cei): “Vogliamo proporre un modello nazionale di buone pratiche”
“C’è ancora fiducia da parte della società, delle famiglie, nell’educazione cattolica, che si conferma una formazione di qualità. Una realtà che sta cercando di interpretare le trasformazioni del nostro tempo e di accettare le sfide che esso comporta”. Lo ha detto Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei, a chiusura del convegno “Non fate male a uno solo di questi piccoli.
Diaco, nel far notare come nel 2019 il numero delle scuole cattoliche abbia registrato un lieve incremento, per un totale di 7.955, ha annunciato che tra i prossimi obiettivi del Consiglio nazionale della scuola cattolica “vi è quello di individuare e far emergere le buone pratiche che già ci sono nelle scuole cattoliche, nell’ordine dell’ascolto, della vigilanza e delle relazione dei vari soggetti coinvolti”. “Vogliamo inoltre proporre delle indicazioni nazionali, creare un modello che possa essere adottato nelle diverse realtà educative che appartengono al nostro mondo”, ha aggiunto il direttore, sottolineando come “l’elaborazione di queste norme vedrà al centro la persona, la cura e la tutela di essa”.
“Infine – ha precisato Diaco – incentreremo le nostre azioni sulla formazione dei docenti, delle realtà cristiane e istituiremo la figura di un referente scolastico che supervisionerà sui minori e potrà essere punto di rifermento per le famiglie. Oltre ad attivare e potenziare nuovi percorsi di educazione sessuale, affettiva, e di cittadinanza digitale rivolti ai ragazzi”.
Sir, 4 dicembre 2019