UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Ius scholae, scendono in campo anche studenti e insegnanti

Il mondo della scuola aderisce alla campagna della Rete per la cittadinanza
8 Giugno 2022

Non accenna a spegnersi la polemica sullo Ius Scholae. Dopo il rave e la maxi-rissa sul Garda, che ha coinvolto bande di giovanissimi di origine nordafricana, si è riacceso il dibattito tra le forze politiche sul provvedimento, la cui discussione nell’Aula della Camera è prevista il 24 giugno. La proposta di legge prevede la possibilità, per i minori stranieri nati in Italia o che siano arrivati nel nostro Paese entro i 12 anni di età, di acquisire la cittadinanza italiana su richiesta dei genitori. La condizioni essenziale, però, è che abbiano risieduto in Italia legalmente e senza interruzioni e abbiano frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici. Favorevoli M5s, Pd, Leu, Iv e Forza Italia (che però vorrebbero apportare modifiche), nettamente contrari Lega e FdI che nella discussione in commissione hanno fatto ostruzionismo presentando oltre 500 emendamenti e che da lunedì sono sul piede di guerra.

«Lo Ius Scholae è nella nostra agenda, siamo impegnati a portarlo avanti» ha dichiarato ieri il leader pentastellato Giuseppe Conte. I deputati di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli ed Emanule Prisco propongono invece «una riflessione aggiuntiva». «Prima l’integrazione effettiva e poi la cittadinanza – precisano – ma con il testo attualmente all’esame molti di quei minori coinvolti sarebbero cittadini all’urlo “l’Africa comanda” e questo non è accettabile». Al giudizio dei due esponenti di FdI si aggiunge quello del deputato Igor Iezzi, capogruppo della Lega in commissione Affari costituzionali: «Se la proposta sulla cittadinanza tanto voluta dalla sinistra fosse già legge, i ragazzi extracomunitari che hanno devastato Peschiera del Garda e, come sembra, quasi stuprato le sei ragazzine sul treno, oggi sarebbero cittadini italiani».

Il mondo dell’associazionismo riunito nel “Tavolo della cittadinanza” – che vista la lentezza dell’iter di approvazione aveva chiesto con una lettera-appello al premier Draghi e alle forze della maggioranza di votare la legge entro la fine della legislatura – non si rassegna. Da ieri anche “Priorità alla scuola”, il comitato che raggruppa studenti, famiglie e insegnanti e che è nato durante la pandemia, ha deciso di aderire alla Rete nazionale per la cittadinanza unendosi all’appello del Tavolo e mobilitandosi nelle piazze italiane per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di una riforma della legge. «La scuola pubblica, laica, solidale, inclusiva, è uno dei luoghi cruciali da cui far partire una battaglia di civiltà – si legge in un documento –. L’iter avviato in Parlamento per lo Ius Scholae rappresenta l’occasione per mettere radicalmente in discussione lo stato delle cose. L’Italia ha una legge sulla cittadinanza vecchia di 30 anni e incivile, perché straordinariamente restrittiva, del tutto inadeguata ai cambiamenti avvenuti nella vita del Paese, nella società e nella demografia». Ad oggi ci sono 877mila minori, nati o cresciuti in Italia, che frequentano la scuola pubblica ma sono privi di cittadinanza. Questo li esclude anche da percorsi ed esperienze scolastiche importanti (gite di classe all’estero, scambi europei ed extraeuropei alla secondaria di secondo grado, progetti di scambio universitario): «Non possiamo più accettarlo».

Fulvio Fulvi

Avvenire, 8 giugno 2022