UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Io, docente delle paritarie e precaria a vita»

Il caso di Martina, 32 anni: l’abilitazione è una possibilità che il Ministero riserva solo a chi lavora nelle scuole statali
16 Luglio 2022

«Ho scelto convintamente di insegnare nella scuola paritaria, ma, dopo sei anni di servizio e a trentadue anni d’età, sono ancora precaria con un contratto scaduto il 30 giugno. Come posso programmare la mia vita, anche familiare, in queste condizioni?». È il grido d’allarme di Martina Basso, insegnante di Lettere alla scuola media paritaria dell’istituto vescovile “A. Graziani” di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, docente precaria perché non abilitata. Dal 2014, («Ancor prima che mi laureassi», sottolinea l’insegnante) non vengono, infatti, organizzati concorsi abilitanti per insegnanti e quello previsto dalla riforma del reclutamento dei docenti di medie e superiori, è aperto esclusivamente ai precari della scuola statale. Escludendo, quindi, casi come quello della professoressa Basso e di almeno altri 15mila precari della scuola paritaria, secondo la denuncia dell’Agorà della parità, che, in tal senso, ha scritto al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Sottolineando che «il fabbisogno di soggetti abilitati nei percorsi infrauniversitari deve, quanto meno, tenere presente anche il fabbisogno delle scuole paritarie e non solo delle scuole statali» e che anche ai docenti delle paritarie deve essere data la possibilità di ottenere l’abilitazione. Esattamente quello che chiede la prof Basso, precaria come il marito, anch’egli insegnante, che, racconta la docente, «ha lanciato una petizione al Parlamento europeo per denunciare questi trattamenti iniqui alle autorità sovranazionali e sta attendendo la risposta della Commissione europea».

«L’unica soluzione finora attuata dallo Stato, con gravissimo ritardo – aggiunge l’insegnante vicentina – è stata il concorso ordinario (quindi accessibile a qualunque laureato, con o senza servizio) bandito nel 2020 e svolto nel 2022: una lotteria di cinquanta domande a crocette sullo scibile umano in cento minuti, la cui percentuale di successo si attesta al 10% circa e che scandalizza ogni giorno di più per gli strafalcioni commessi dalla Commissione nazionale redigente i quesiti. Io rientro, mio malgrado, proprio nel 90% dei ritenuti non idonei all’insegnamento da quello che, a tutti gli effetti, si è configurato come il peggior quiz televisivo: per averne contezza, si legga l’appello contestatorio di numerosi docenti universitari coordinati dal professor Massimo Arcangeli, in cui si accusano l’ipernozionismo dei test, le fonti web con nessun valore scientifico da cui sono stati tratti, l’erroneità e l’ambiguità delle domande, le anomalie tra i diversi turni di svolgimento della stessa classe di concorso, le irregolarità commesse da alcune commissioni di sorveglianza».

Per uscire dallo stallo e dare a tutti i precari, compresi quelli delle scuole paritarie, la possibilità di abilitarsi e di stabilizzare la propria posizione lavorativa e condizione familiare, chiedendo il rispetto «del proprio diritto umano al lavoro, all’abitazione, alla famiglia, alla maternità», il comitato “Nessun precario resti escluso”, ha lanciato la proposta di una «procedura riservata» aperta a tutti i precari con almeno tre anni di servizio (di cui uno specifico per la classe di concorso interessata), sia nelle scuole statali che negli istituti paritari. Una procedura senza selezione in entrata, «in modo da dare una concreta possibilità di stabilizzazione sia ai precari statali nelle scuole statali sia ai precari di paritaria nelle paritarie», sottolinea la docente. Che conclude: «Noi esistiamo e lo Stato ha il dovere morale di tutelarci. Perciò, lancio una provocazione al Parlamento e al Governo: quella del comitato “Nessun precario resti escluso” sarà soluzione troppo equa e pratica per essere accolta?». Alla politica il dovere di rispondere.

Paolo Ferrario

Avvenire, 16 luglio 2022