UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Insegnare il defibrillatore a scuola

Due ore all’anno per salvare la vita
18 Ottobre 2021

«Aiutateci a mappare i defibrillatori in Italia». Chiama all’azione gli studenti il concorso lanciato nella Settimana 'Viva!' – che si chiude oggi e ha avuto il suo clou il 16 ottobre nella Giornata mondiale sulla rianimazione cardiopolmonare – da Italian Resuscitation Council (Irc), società scientifica senza scopo di lucro che dal 1994 riunisce medici, infermieri e operatori del settore.

L’obiettivo è duplice: offrire un contributo per realizzare uno dei tasselli introdotti dalla legge 116 (approvata il 4 agosto scorso) sulla diffusione dei defibrillatori automatici e semiautomatici in ambito extra-ospedaliero e ancor prima – spiega Andrea Scapigliati, anestesista rianimatore al Gemelli di Roma e componente del consiglio direttivo di Irc – «gettare un seme aiutando i ragazzi a scoprire se nel quartiere, magari nel campo sportivo dove vanno ad allenarsi, c’è un dispositivo da utilizzare in caso di emergenza».

Una presa di coscienza non da poco, se si considera che nel nostro Paese avvengono più di 65mila arresti cardiaci ogni anno e che le morti legate a questo evento sono circa 60mila. Una percentuale di salvati bassissima, che si potrebbe invertire diffondendo i Dae sul territorio insieme ad addetti che, armati di poche ma fondamentali nozioni, sono in grado di intervenire nei cinque minuti successivi al malore – quelli decisivi – prima dell’arrivo dell’ambulanza. «Ogni cittadino del mondo può salvare una vita»: è la direzione in cui va l’attività di Irc e di tante associazioni che da anni si adoperano per diffondere la cultura del soccorso precoce e che ora, con la nuova legge (che prevede la collocazione dei Dae negli uffici pubblici, in stazioni e aeroporti, nelle scuole, negli impianti sportivi e sui mezzi di trasporto) può ricevere una spinta decisiva.

«La Settimana 'Viva!' è nata nel 2013 rispondendo a un invito dell’Unione europea, ma finora è stata un’iniziativa di privati del terzo settore. Da quest’anno, il 16 ottobre è la data scritta in una legge per sensibilizzare sulla rianimazione cardiopolmonare », fa notare Scapigliati, ieri tra i relatori al convegno 'La legge del cuore' organizzato a Roma da Giorgio Mulé, che dell’iter legislativo è stato promotore. Alla politica il medico chiede di non spegnere l’attenzione su un provvedimento che va applicato in toto e senza differenze tra regioni: «Non è solo una legge sui defibrillatori; è una legge-sistema che introduce molti interventi utili a moltiplicare la sopravvivenza: assicurare fondi per l’acquisto dei Dae, promuoverne la geolocalizzazione, creare un’unica app nazionale che metta in rete le centrali del 118 con i potenziali soccorritori».

L’idea di ingaggiare gli studenti in una singolare 'caccia' al defibrillatore guarda lontano. «La legge prevede l’insegnamento della rianimazione cardiopolmonare nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Finora ogni associazione ha agito a spot, grazie a contatti con presidi o insegnanti. Ci vogliono risorse perché l’attività diventi stabile – avverte Scapigliati –. E tra i docenti va individuato chi se occupa, senza ricorrere a volontari».

Partire dai ragazzi è decisivo per cambiare la mentalità: «Quando ci troviamo di fronte a qualcuno che sta male, i sentimenti predominanti sono il senso di incompetenza, il timore di commettere errori. Resiste la paura, del tutto immotivata, di usare il Dae». Non è infatti la persona a fare la diagnosi; è la macchina, attraverso gli elettrodi posizionati sul torace, a imprimere – se serve – la scossa per defibrillare. «Prima si inizia l’educazione al primo soccorso – è l’appello di Scapigliati – e più i gesti diventano naturali: una ricerca europea ha dimostrato che basterebbero due ore all’anno in tutta la carriera scolastica».

Barbara Sartori

Avvenire, 17 ottobre 2021