Come è ormai noto il decreto legislativo n. 65 del 13 aprile 2017 ha previsto un piano di azione per la promozione di un Sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni e l’istituzione di un Fondo nazionale che la Conferenza unificata Stato-Regioni, su indicazioni del Miur, ha il compito di ripartire tra le varie Regioni. Il decreto cita in più di un articolo il sistema paritario facendo quindi riferimento anche alle scuole di ispirazione cristiana che in alcune Regioni non sono affatto una risorsa secondaria ma costituiscono circa i due terzi del mondo della scuola dell’infanzia.
Il Fondo sullo 0-6 (209 Milioni di Euro sul 2017 da spendere sul 2018) rappresenta una novità estremamente importante anche per il mondo della scuola paritaria. In un contesto in cui la parità è ancora incompiuta perché ancora inesistente sul piano economico, risorse aggiuntive a beneficio delle famiglie che esercitano una scelta di libertà e di gestori sempre più provati dalla crisi demografica ed economica, possono costituire una boccata d’ossigeno ed una spinta per il prossimo futuro. Salvo drastici dietrofront peraltro, il fondo è assicurato anche per gli anni 2018 e 2019 addirittura con leggeri incrementi (224 milioni per il secondo anno e 239 per il terzo) e questo potrebbe generare un sistema virtuoso per l’intero panorama scolastico educativo degli enti locali e del privato sociale a beneficio delle famiglie e dei bambini
Sarà tuttavia opportuno chiarire – nelle direttive future e negli atti normativi e regolamentari che verranno – la piena titolarità del mondo paritario e del privato sociale in tale contesto, evitando che riferimenti eccessivamente generici portino amministrazioni regionali e, a cascata, i Comuni a considerare nidi privati accreditati e scuole dell’infanzia paritarie una possibilità da includere o escludere a piacimento. Potrà anzi essere opportuno prevedere l’obbligo di inclusione, ricordando che le paritarie non svolgono un ruolo di supplenza della scuola statale ma sono parte del Sistema nazionale di istruzione (art.1 L.62/2000).
I fondi 2017 da spendere sul 2018 hanno visto un iter abbastanza rapido e complesso. Molte Regioni non hanno ancora provveduto a una ripartizione dei fondi tra i comuni e alcune lo hanno fatto attraverso atti e strumenti non sempre chiari che, in alcuni casi, non hanno proprio previsto la partecipazione di servizi e scuole del privato sociale. In futuro ci sarà sicuramente più tempo per analizzare i passaggi (dal Miur alla conferenza, da questa alle Regioni e da queste ultime ai Comuni) indirizzando i benefici di tale strumento a tutte le famiglie, anche a quelle che per scelta o per circostanza si rivolgono a un nido privato accreditato o a una scuola dell’infanzia paritaria.
Leonardo Alessi
Avvenire, 10 aprile 2018