UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

In Sud Sudan la preside che «tifa» per le ragazze

La storia di suor Orla Treacy, alla guida della Loreto Boarding School
26 Giugno 2020

Suor Orla Treacy arriva all’appuntamento su Skype spaccando il minuto, allegra dopo una sessione di giardinaggio nel compound Loreto, otto chilometri fuori della città di Rumbek. Un passatempo, ora che il Covid-19 ha stravolto la routine quotidiana persino nel cuore del Sud Sudan, la Nazione più giovane del mondo con i suoi 9 anni di vita.

Molte delle attività della Missione di Loreto si sono fermate: la scuola primaria mista, con 1.200 alunni, è chiusa. Il lavoro della clinica, inaugurata l’11 febbraio, poco prima dello scoppio dell’epidemia, procede tra mille precauzioni. Ma a tener sveglia di notte suor Orla sono le 'sue' 320 alunne della scuola superiore residenziale, che hanno dovuto tornare nelle loro famiglie, nei villaggi più remoti. E questo inquieta la suora irlandese, che della scuola è fondatrice e preside: «La boarding school per le ragazze è più di un posto dove si riceve un’istruzione: è un rifugio dove crescere al sicuro, protette, e costruire il futuro per se stesse e per il Sud Sudan». 'Fuori' dalla Missione di Loreto, emanazione della diocesi di Rumbek, per le ragazzine ci sono le nozze combinate da clan e tribù, le violenze, le sopraffazioni, il ruolo subalterno destinato alle donne.

Orla Treacy, nata nel 1973 in Irlanda, da 15 anni suora dell’ordine Blessed Virgin Mary (conosciute come suore di Loreto) e dall’inizio degli anni Duemila in Africa, snocciola le cifre: «In Sud Sudan appena il 2% delle ragazze finisce la scuola superiore. 52 su 100 si sposano prima dei 18 anni, 17 su 100 prima dei 15. Le famiglie sono poverissime e non valutano l’importanza dell’istruzione per le figlie. Qui è inusuale che una ragazza frequenti le superiori e ancora più raro che le concluda». Ecco perché suor Orla, chiamata a Rumbek nel 2008 dal vescovo bresciano Cesare Mazzolari per dirigere il progetto educativo della diocesi e aprire la prima scuola superiore femminile nella regione, ha deciso di dedicare la sua missione alle ragazze: «Le mie allieve sono quasi sempre le prime e le uniche della loro famiglia a studiare. Sono molto coraggiose e ambiziose, sognano di fare la differenza nelle loro comunità locali e nel Paese».

Vivere alla Loreto Boarding School le mantiene al sicuro da ogni costrizione. «Le famiglie si prendono la responsabilità dell’istruzione delle figlie, pagano dal 3 al 5 per cento della retta, solitamente vendendo una mucca per ogni anno scolastico. Sono eccezioni, anche se lentamente la mentalità sta cambiando e le famiglie si rendono conto che l’investimento rende». L’85% delle diplomate della scuola di suor Orla prosegue gli studi: «Le prime si sono laureate due anni fa», racconta con orgoglio la preside. «Alcune sono tornare a lavorare qui, nel compound, per un periodo di tirocinio nella nostra clinica. Altre trovano impiego nelle ong ed è meraviglioso osservare che riescono a far sentire la propria voce e diventare punto di riferimento per la comunità», in una società dove le donne sono per lo più sfruttate e umiliate.

Giorno dopo giorno, la suora preside e le sue studentesse stanno preparando il cambiamento per il Sud Sudan. Suor Orla nel 2019 è stata proclamata Donna coraggio dal Dipartimento di Stato americano: «Ma le vere coraggiose sono le mie alunne, che sfidano il loro stesso destino», commenta, ricordando che il desiderio di migliorare la vita delle ragazze africane le viene dalla fondatrice del suo ordine, Mary Ward, che già all’inizio del Seicento sosteneva che «le donne possono fare grandi cose». E questo è anche il motto delle studentesse di suor Orla.

Antonella Mariani

Avvenire, 25 giugno 2020