UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

In quale scuola suona la campanella

Dalla supplentite al dopo-sisma: i nodi del nuovo anno
12 Settembre 2016

Tra lunedì e giovedì prossimo, con differenze da regione a regione, comincerà il nuovo anno scolastico, ma l’inizio non si prospetta dei più semplici. Uno degli annunci solenni del presidente del Consiglio Matteo Renzi in materia di istruzione era stato, poco dopo l’avvio del suo esecutivo, quello per cui l’azione di governo avrebbe guarito la scuola italiana da una malattia cronica, la «supplentite» (per usare l’originale vocabolario del premier), vale a dire il continuo alternarsi di supplenti.

Tuttavia il problema appare lungi dall’essere risolto: il dato nazionale prevede che serviranno almeno 90mila supplenti per l’avvio dell’anno scolastico.

Molti ostacoli, infatti, si frappongono alla stabilità dei docenti nell’organico. La legge 107/2015 (la cosiddetta legge sulla 'buona scuola') ha prodotto un’infornata forse senza precedenti di assunzioni di docenti a tempo indeterminato. Peccato però che spesso non erano quelli delle discipline le cui cattedre erano maggiormente scoperte. La situazione a cui ci trovavamo di fronte è nota: incombevano sull’Italia pesanti sanzioni europee per la mancata stabilizzazione dei precari della scuola (quei docenti, per capirci, più volte assunti a settembre e licenziati a giugno). Ma coloro che avevano i requisiti per entrare finalmente in ruolo non erano necessariamente i docenti delle materie che servivano. Ecco allora l’invenzione dell’«organico potenziato»: insegnanti a disposizione di una scuola per progetti di varia natura, ma non per coprire i posti vacanti.

Altro problema: il concorso a cattedre da cui sarebbero dovute scaturire già ora 32mila assunzioni ha presentato diverse criticità. Più della metà dei candidati sono stati bocciati agli scritti. Da qui le filippiche di chi si è impancato a deplorare l’ignoranza delle nuove generazioni... Peccato, però, che le prove fossero strutturate in maniera assai discutibile.
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Roberto Carnero

Avvenire, 10 settembre 2016