UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«In Dad con un contagio». Anzi, no

Scuola, il pasticcio sulle quarantene
2 Dicembre 2021

Il cortocircuito di circolari e note esplicative iniziato la mattina si chiude a sera, dopo una giornata di passione – l’ennesima – per le scuole italiane. Che nello spazio di 24 ore hanno visto tramontare un protocollo (quello adottato poche settimane fa, che prevede la Dad solo nel caso ci siano tre casi positivi in classe), ritornare in vigore quello vecchio (lezioni a distanza con un solo positivo), plaudere al cambiamento le forze politiche (a partire dal ministro dell’Istruzione Bianchi) e poi rientrare in vigore lo stesso protocollo temporaneamente cancellato. Risultato: tutto resta come prima, o quasi. Fatta eccezione per le malcapitate classi che proprio nella giornata di ieri hanno avuto notizia di un caso positivo e a cui i presidi hanno chiesto di rimanere in quarantena oggi.

Facciamo ordine. La mattinata di ieri si apre con la notizia, anticipata da qualche giornale, di un cambio di rotta sul fronte della scuola. Si archivierebbe il protocollo in vigore sulle quarantene, che prevede la Dad solo nel caso siano accertati tre casi positivi in una classe, e si ritornerebbe al vecchio metodo “secco”: un caso e tutti a casa. In realtà la circolare – dal titolo 'Aggiornamento delle indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da Sars-CoV-2 in ambito scolastico' e firmata dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza insieme al capo del Dipartimento per le risorse umane del Miur Jacopo Greco – recita diversamente. «Nel caso in cui le autorità sanitarie siano impossibilitate ad intervenire tempestivamente o comunque secondo la organizzazione della Regione o dell’Asl, il dirigente scolastico venuto a conoscenza di un caso confermato nella propria scuola è da considerarsi autorizzato, in via eccezionale ed urgente, a disporre la didattica a distanza nell’immediatezza per l’intero gruppo classe ferme restando le valutazioni della Asl».

Il documento, insomma, prevede il ritorno alla Dad con un positivo solo per quelle scuole in cui non si riesca a garantire il tracciamento dei casi. Tuttavia viene letto in modo “estensivo”, generalizzato. Anche – e questa è la parte più incredibile della vicenda – dal mondo della politica, a cominciare dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che all’ora di pranzo giustifica la decisione: «Quella che è stata presa è una misura assolutamente prudenziale. Ci viene segnalato un aumento dei contagi di tutta la popolazione, vogliamo tenere in assoluta sicurezza la scuola e quindi abbiamo preso una cautela». A seguire il plauso dei sottosegretari alla Salute, dei governatori, persino degli scienziati. Uniche voci fuori dal coro, quelle dei presidi e dei sindacati: i primi, a dire il vero, sul piede di guerra già per il protocollo dei “tre casi” per la Dad, visto che le Asl non sono quasi mai riuscite a garantire i tamponi necessari per il tracciamento nelle classi. «Siamo stati facili cassandre – spiega il capo dei dirigenti scolastici, Antonello Giannelli –. Le scuole, nonostante le mille difficoltà e con uno smisurato carico di lavoro sulle spalle dei dirigenti e del personale, hanno retto. Lo stesso non possiamo dire dei dipartimenti di prevenzione che non sono riusciti sin da subito a garantire la tempistica dei testing». I sindacati invece sono pronti a tirar fuori tutte le problematicità lasciate in campo nel mondo della scuola, dagli spazi mai ripensati al nodo dei trasporti pubblici.

Il colpo di scena, però, deve ancora arrivare. Mentre le scuole organizzano le nuove comunicazioni e le Ats di mezzo Paese vengono chiamate a disporre quarantene per le classi in cui ieri è risultato positivo uno studente (più di qualche centinaio, visto il momento difficile sul fronte dei contagi), ecco il cambio di rotta: un comunicato stringato fa sapere attorno alle 18 che per il governo, con un evidente contrordine, «non ci sarà alcun ritorno in Dad in caso di presenza di un solo alunno contagiato». Nel frattempo, infatti, la struttura del commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 del generale Figliuolo si impegna a «intensificare le attività di testing nelle scuole, al fine di potenziare il tracciamento» visto che – il testo è perentorio – «garantire la partecipazione in presenza e lo svolgimento delle lezioni a scuola in assoluta sicurezza è una priorità». Segue – sono ormai quasi le 8 di sera – nota esplicativa congiunta dei ministeri della Salute e dell’Istruzione: «In considerazione della sopravvenuta disponibilità manifestata dalla struttura commissariale [...] si intendono conseguentemente superate le disposizioni di cui alla precedente circolare». Tutto da capo, e cioè: la didattica a distanza scatta con un solo positivo in classe per i bambini fino a 6 anni (che non tengono le mascherine), con due positivi per gli alunni da 6 a 12 anni (per i quali non è ancora prevista la vaccinazione), con tre dai 12 in su.

Viviana Daloiso

Avvenire, 1 dicembre 2021