UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«In classe quasi 9 studenti su 10»

Vaccini in salita, più bimbi ricoverati
20 Gennaio 2022

Oltre alla battaglia quotidiana sui dati – che vede gli esperti divisi tra loro e i governatori in pressing costante sul governo – ormai da giorni ce n’è un’altra, ben più aspra, che si sta combattendo sul fronte della scuola. E sulla pelle dei ragazzi e delle famiglie.

È stato giusto o sbagliato riaprire le classi due settimane fa, mentre Omicron infuriava nel Paese facendo impennare la curva dei contagi e rimettendo sotto pressione gli ospedali? Una parte dei presidi (più rumorosa che numerosa) pensa di no: troppo complicato gestire circolari e protocolli, in effetti molto arzigogolati, e interfacciarsi con le Asl oberate di lavoro. Meglio la Dad a oltranza, più comoda per tutti. Il governo invece è irremovibile: la scuola deve essere e resterà in presenza, qualsiasi cosa accada e qualsiasi sforzo questo comporti (che poi, a ben vedere, è esattamente ciò che desiderano anche i ragazzi e la maggior parte delle famiglie). In mezzo proprio i numeri della Dad, su cui ieri finalmente il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha messo ordine: nessuna emergenza nel Paese, come sostenuto dall’Associazione nazionale presidi, secondo cui il 50% degli studenti sarebbe già a casa in quarantena. Quella percentuale si riduce nella realtà – e la differenza ha dell’incredibile – fino all’11,6%: vale a dire, l’88,4% degli oltre 7 milioni di studenti italiani è in questo momento in presenza, seduto al proprio banco accanto ai compagni (percentuale che sale al 93,4% se si guarda ai gruppi classe invece che ai singoli ragazzi).

Per Bianchi non è una vittoria: «Questi dati non vogliono nascondere i molti e vari problemi della scuola, ma al tempo stesso evidenziano la sicurezza delle aule. Il grosso dei contagi è avvenuto durante il periodo di chiusura per le festività» ribadisce il ministro, annunciando prossime novità per «semplificare» le procedure per Dad e quarantene. Per i presidi, invece, è quasi una sconfitta: il capo dell’associazione nazionale che li riunisce, Antonello Giannelli, giustifica lo svarione spiegando che «le nostre stime erano basate sulle continue e costanti comunicazioni dei nostri iscritti, provenienti da tutto il territorio» e chiede che il ministero d’ora in poi «pubblichi dati e statistiche settimanali». I sindacati, per parte loro, tentano di difendere le posizioni: la Flc Cgil definisce i numeri snocciolati dal ministro «a dir poco fumosi e opachi», per la Gilda degli insegnanti «si limitano alle percentuali e danno un’idea riduttiva del reale disagio che le scuole stanno vivendo».

Fuor di polemica, la situazione è senz’altro complicata: se l’11,6% è la media della Dad nazionale, lungo lo stivale si registrano situazioni idilliache come quella della Calabria (appena il 2,9% delle classi in Dad) e più serie come quella di Lombardia (5.415 le classi in isolamento, pari all’8,2%, per un totale di 67.433 alunni e 3.320 operatori), Liguria (8,4% delle classi in Dad) e Molise (dove sono a distanza addirittura il 13,7% delle classi). Senza contare che nella fotografia della situazione deve entrare necessariamente anche la Ddi, cioè la didattica integrata che vede solo alcuni studenti a casa e gli altri a scuola: un miscuglio (questo, sì, bocciato dalla quasi totalità dei presidi) che coinvolge il 13,1% delle classi in presenza. La scuola va, dunque, ma azzoppata e sofferente. Assetata, soprattutto, della semplificazione promessa dal ministro. E se non è escluso che già nei prossimi giorni possano arrivare novità per snellire le pratiche dei tamponi e delle quarantene, gli occhi del ministero della Salute restano puntati sui numeri dell’epidemia tra i più piccoli: secondo i dati della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere nell’ultima settimana, infatti, i ricoveri dei pazienti pediatrici sono aumentati del 27,5% (anche se i numeri assoluti restano decisamente sotto controllo: si è passati, cioè, da 120 a 153 pazienti sotto i 18 anni in corsia, di cui 15 in terapia intensiva).

Di contro – ed è stato ancora il ministro Bianchi a sottolinearlo – si registra un boom delle vaccinazioni nella fascia 5-11 anni: «Se all’inizio della settimana scorsa eravamo al 12% – ha spiegato –, abbiamo poi chiuso al 25%, con un tasso molto alto di adesione». Che ancora non basta, però, soprattutto per permettere al governo di cambiare le regole della Dad in senso meno restrittivo anche alle elementari, dove con due casi positivi per classe si resta tutti a casa: «Perché anche qui siano applicate Ddi e autosorveglianza per gli altri serve che almeno il 50% della popolazione scolastica sia vaccinata» fanno sapere dal ministero della Salute. Copertura vicina all’85%, invece, per la fascia 12-19 anni.

Viviana Daloiso

Avvenire, 20 gennaio 2022