UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Impresa in periferia? Sì, al CLab Molise

L’ateneo molisano ha avviato lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale
10 Febbraio 2022

Le università generano processi di crescita sostenibile, equa e inclusiva, in modo diverso nei tanti territori del nostro Paese. Da una parte abbiamo le aree metropolitane e le città di maggiori dimensioni, veri e propri centri di produzione di nuova conoscenza. Vi operano le imprese più importanti e le università più prestigiose, in grado di attrarre finanziamenti e i migliori talenti. Chiaramente, un circolo virtuoso. All’estremo opposto abbiamo le aree periferiche, che perdono molte delle loro risorse umane più talentuose ed intraprendenti nonostante la romantica – e speriamo reale – narrativa dei lavoratori del terziario che in regime di smart working si trasferiscono in provincia, in particolare nel Sud. Più precisamente, abbiamo in Italia numerose aree «a rischio marginalizzazione», oggetto di studio da parte di enti di ricerca e associazioni come il Forum disuguaglianze diversità.

Ma cosa possono fare le università nelle aree meno industrializzate, magari un po’ lontane dagli aeroporti e dai principali assi di comunicazione, e talvolta prossime a situazioni di crisi aziendale? Forse arrendersi e adattarsi a diventare delle 'teaching universities', che fanno didattica ma non ricerca? Non è certo questo il progetto dell’Università del Molise, che con i suoi 589 docenti (compresi quelli a contratto) e più di 8mila studenti, ha negli ultimi tempi intensificato le attività per aumentare l’impatto economico-sociale in un territorio caratterizzato soprattutto dalla presenza di piccole e medie imprese. Una delle principali azioni è stata quella di avviare lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale, collaborando con altre istituzioni e, in particolare, con la Regione e con Sviluppo Italia Molise, e aprendosi alla società, con l’obiettivo di migliorare il contesto per l’imprenditoria ad alta crescita e l’innovazione e garantire un futuro migliore alle nuove generazioni.

Un primo passo concreto è la costituzione del Molise Contamination Lab (CLab), con precisi obiettivi di lungo termine. Nel caso del Molise, il CLab si rivolge ad una platea che va al di là degli studenti che desiderano diventare imprenditori e opera come vero centro territoriale dell’innovazione, abilitando la co-creazione di valore tra imprenditori, istituzioni e giovani. Gli obiettivi per i prossimi tre anni sono ambiziosi: più di 300 progetti presentati dagli studenti, più di 100 partecipanti esterni, più di 90 studenti ammessi al programma, più di 20 idee sviluppate, con conseguente creazione di nuove imprese, nelle sedi di Campobasso e di Campochiaro. Una delle gradite conseguenze di progetti di questo tipo è anche quella di generare processi di 'ritorno dei cervelli'. È ciò che sta succedendo con alcuni manager molisani provenienti da grandi imprese che hanno iniziato a collaborare con il CLab. Della serie 'a volte ritornano'. Quindi, non certo solo una teaching university.

Anche Gianfranco Viesti, nel suo libro “Centri e periferie” (edizioni Laterza), evidenzia con rigore e passione la necessità di non fare mancare fondi alle università che operano nelle zone più periferiche del Paese, anche in virtù del contributo che gli atenei possono dare per diminuire le disparità. A prescindere da finanziamenti per le università dei territori più in difficoltà, i docenti dell’Università del Molise comunque si rimboccano le maniche e cercano di fare rete, collegando i punti del loro territorio, con un’attenzione specifica per le piccole e imprese, e provando a connettere la regione con altri territori, anche all’estero.

Una delle caratteristiche delle università, in generale, è infatti quella di poter operare sia nelle reti locali, dove circola conoscenza concreta, spesso tacita, prodotta anche dal tessuto industriale, che su quelle globali, i circuiti internazionali della conoscenza codificata, dei saperi che si sviluppano nei grandi laboratori di ricerca scientifica. La sfida è, appunto, quella della combinazione e della contaminazione tra queste conoscenze che hanno natura e fonti diverse.

Andrea Piccaluga

Avvenire, 9 febbraio 2022