Cento anni di servizio al Paese e alla Chiesa. Ma anche la consapevolezza di «aver contribuito in questo secolo, come credenti, alla rinascita della società». La professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, pro rettore vicario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, lo ribadisce con forza parlando della Giornata per l’Università Cattolica che la Chiesa italiana celebra oggi per la sua 97ª edizione. Un anno particolare, non solo per il centenario, ma anche per l’annuncio della prossima beatificazione di Armida Barelli, co-fondatrice dell’ateneo dei cattolici, e ideatrice di questa Giornata che ottenne il benestare di Pio XI, dopo che già il suo predecessore Benedetto XV aveva autorizzato Armida Barelli a fondare l’Associazione amici dell’Università Cattolica qualche settimana prima dell’avvio ufficiale delle lezioni nel 1921.
Cento anni di attività, la beatificazione di Armida Barelli, una pandemia mondiale. Davvero una Giornata per l’Università Cattolica 'straordinaria' sotto molti punti di vista. Professoressa come vive l’ateneo questo appuntamento?
Quando, ormai un paio di anni fa, avevamo cominciato a organizzare le celebrazioni per i cento anni del nostro ateneo non ci saremmo mai potuti immaginare la 'straordinaria' situazione di contesto in cui il Centenario si sarebbe inserito e, in particolare, tutte le limitazioni che la pandemia e le connesse esigenze di distanziamento sociale ci avrebbero imposto. Al di là però al rammarico per avere dovuto forzatamente modificare i programmi, per la Cattolica vivere questo anniversario in un momento così complesso costituisce anche un’occasione straordinaria di riflessione e di presa di consapevolezza. Quando 100 anni fa padre Gemelli ha fondato il nostro Ateneo, l’Italia viveva un momento particolare ed è quasi paradossale che oggi, seppure per altri motivi, ci si trovi ancora in uno snodo storico assai difficile. Ma proprio questo aspetto può divenire una provocazione positiva. In entrambi i momenti, è fondamentale e prezioso il contributo che i credenti, a livello universitario, possono dare per una rinascita della società. Oggi si parla molto, in termini di next normal o new normal, di quello che verrà dopo la pandemia: in tale contesto sono convinta che l’Università Cattolica possa essere fondamentale.
Armida Barelli sarà presto beata. Considerata co-fondatrice della Cattolica, è stata una donna che ha dato impulso al ruolo dei laici in tempi difficili. Cosa rappresenta ancora oggi questa figura per chi ha scelto di vivere, come studente o come docente, in questo ateneo?
Armida Barelli è ancora oggi una figura molto attuale e significativa non solo per la nostra comunità universitaria ma per la società intera. Unica donna appartenente al gruppo dei fondatori dell’ateneo, la Barelli ha giocato un ruolo propulsivo fondamentale al fianco di Gemelli, Necchi, Lombardo e Olgiati. Senza il suo coraggio, la sua capacità organizzativa e la sua determinazione di fronte ad ostacoli, anche di natura finanziaria, di non piccola importanza, il sogno di fondare un ateneo che lei voleva per tutti e non d’élite, probabilmente non si sarebbe realizzato. Un grande esempio, quindi, o come si dice adesso un role model, anche per le ragazze della nostra epoca.
Lo slogan scelto quest’anno è 'un secolo di storia davanti a noi'. Nella recente inaugurazione del nuovo anno accademico sia il rettore sia il presidente dell’Istituto Toniolo, l’arcivescovo Delpini, hanno esortato a guardare avanti. Eppure il presidente della Repubblica Mattarella ha parlato del grande contributo che la Cattolica ha dato al Paese. Cosa potrà dare nei prossimi 100 anni?
Lo slogan che abbiamo scelto per il Centenario, ripreso anche per la 97ª Giornata dell’Università Cattolica, mette a fuoco credo in modo molto efficace il fatto che come istituzione universitaria siamo inseriti nella storia. Le parole del presidente Mattarella relative al nostro passato ci inorgogliscono perché si fondano sulla riconosciuta qualità (non solo in termini di competenze specifiche, ma come persone e come cittadini) dei circa 300.000 laureati che si sono formati nelle nostre aule. E anche guardando al futuro siamo consapevoli che il principale apporto che come ateneo potremo dare alla società passa attraverso i giovani che sceglieranno di formarsi da noi e che forniranno nuova linfa alla nostra istituzione. Per chi come noi sperimenta ogni giorno l’avventura educativa, è fonte di grande ispirazione quello che Gregorio di Nissa scriveva della vita cristiana: 'si va di inizio in inizio attraverso inizi che non avranno mai fine'.
La Giornata è l’occasione per rinnovare il rapporto con la Chiesa italiana. Come è lo stato di salute di questo legame?
L’ateneo ha sempre avuto nel suo Dna la vocazione al servizio della Chiesa ambrosiana, italiana e universale e, nel corso del tempo, gli ambiti in cui questo servizio si esprime sono venuti a espandersi sensibilmente. Volendo fare qualche esempio recente, l’Università Cattolica si è fatta interprete delle istanze lanciate da papa Francesco sia sul versante del Patto educativo globale sia su quello del Patto per ripensare l’economia. Abbiamo raccolto in modo attivo le sollecitazioni del Pontefice promuovendo la costituzione di Osservatori di ateneo volti a valorizzare, internamente ed esternamente, le competenze interdisciplinari presenti in Cattolica in ambito educativo e giuridico-economico, in modo da realizzare iniziative concrete con ricadute immediate sul tessuto sociale. In questo filone si inserisce anche la collaborazione dell’Ateneo con la task force vaticana per il Covid-19 voluta da papa Francesco all’interno del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.
Enrico Lenzi
Avvenire, 18 aprile 2021