«Bambini, quando uno vi regala una caramella, cosa rispondete?». Classica domanda dell’adulto che cerca di inculcare un po’ di buone maniere. La risposta è di quelle nette e, mentre sorridi, ti dici che i bambini hanno ancora una volta ragione! Perché allo scontato «Grazie» si è sovrapposta, molto più roboante e spontanea «Ce n’hai un’altra?». A pochi giorni dal Natale, mentre pedalo veloce verso la nostra scuola, in attesa di godermi lo spettacolo – che sono i bambini stessi – tra decorazioni di ogni tipo, mi è tornato alla mente questo siparietto di qualche tempo fa.
Forse perché eravamo proprio in chiesa, in un appuntamento prenatalizio insieme alle famiglie della scuola o forse perché quella richiesta così fresca mi aveva proprio convinto, oggi si trasforma in preghiera: «Signore, ce n’hai ancora?». Hai voglia di mettere casa tra noi, di farti spazio tra le mille corse, le prepotenze, la convinzione di farcela da soli? Le domande si trasformano in invocazione quando abbiamo il coraggio di dire «Vieni, Signore, Maranathà!».
Torna, fragile e bambino, a fare compagnia alle troppe fragilità e disattenzioni degli adulti che disorientano i più piccoli, torna a farti conoscere dagli umili e dai poveri in spirito, da chi sa che non basta a se stesso e osa aprire il cuore a Qualcuno di più grande e affidabile. «Ce n’hai un’altra?» è la richiesta delle piccole vite che vogliono dirci: «Mi dai un’altra occasione per crescere bene, per incoraggiare la meraviglia che provo mentre spalanco gli occhi su questa vita?
Hai voglia di farmi vivere esperienze e avventure belle, non perché le ho tutte di vinta ma perché tiro fuori il meglio di me stesso? Riesci a farmi sentire un bambino unico e irripetibile, perché amato da quel Bambino che ha cambiato la storia?». E chiediamoci anche noi se abbiamo l’entusiasmo di dire «sì, ci sto, mi metto in gioco».
Ognuno per il proprio ruolo, per il posto che ha.
Come quella giovane di Nazareth che accoglie la strana proposta dell’angelo quale premessa del più entusiasmante programma di vita che la storia abbia mai conosciuto. Natale è anche occasione per dirci convinti che abbiamo più di una risorsa per proseguire in questo percorso educativo entusiasmante e più che mai necessario. Che a dispetto delle fatiche e delle tante incomprensioni, della riconoscenza che tarda, dei diritti di parità ancora negati, noi ci stiamo e facciamo la nostra parte. Il sapore di quella caramella si trasformi per i bambini e per le famiglie che incrociano le nostre vite nel gusto di una vita addolcita dall’Amore più grande che si fa strada anche attraverso di noi.
Buon Natale, per essere doni preziosi gli uni per gli altri… possibilmente dolci!
Gesualdo Purziani
consulente ecclesiastico nazionale Fism
(tratto da “Avvenire” del 5 dicembre 2017)