UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il valore delle cose si impara anche dal recupero dei banchi

Don Paolo Magoga: la scuola contro la cultura dello scarto
26 Settembre 2020

Caro direttore, ha fatto notizia all’inizio dell’anno scolastico che la Scuola Professionale di Fonte, nel Trevigiano, abbia trasformato i propri banchi a causa del coronavirus, da banchi a due posti a monoposto. Il risparmio economico di circa centomila euro, e il lavoro fatto in casa, ha fatto il giro della stampa e dei social. La scuola, però, sebbene si senta parlare quasi solo di banchi (con o senza rotelle) o di distanziamento sociale, non è soltanto questo. È indubbio che la paura del contagio abbia toccato anche le scuole e, conoscendo i ragazzi, non sarà facile evitare gli assembramenti e il desiderio di un saluto “per contatto” vincerà sicuramente sulle precauzioni di rito. Ma la scuola è molto di più.

Perché abbiamo provveduto al taglio dei banchi? Cosa vogliamo comunicare con questo gesto? Trasformare banchi obsoleti, da scartare, non è solo rendere “abili” vecchi strumenti di lavoro che tornano ancora “buoni”. Recuperare è dire: «Sei ancora utile, prezioso, ho ancora bisogno di te. Ci vuole un po’ di fantasia, buona volontà e lavoro di squadra e il gioco è fatto!». Sappiamo bene quanto papa Francesco lotti contro la cultura dello scarto. «Se non si vigila su di essa – sembra dirci – ci troveremo a trattare anche le persone come trattiamo le cose». La mentalità dell’usa e getta, dagli oggetti, passerà agli uomini. Nell’educazione di un tempo, a casa, (pensando al cibo ma non solo) risuonava questo ritornello: «Non si butta via niente». Oggi questa è chiamata “economia circolare”. Tutto è utile e prezioso. Tutti sono utili e preziosi! Insegnare il valore delle cose (sia essa un’opera d’arte o una semplice opera umana) e delle persone (sia esso un personaggio o una semplice persona) è il compito anche della scuola. A che serve sapere di storia, letteratura o filosofia se poi non imparo il rispetto per un bidello, un prof, un compagno disabile, un banco?

Possiamo essere “figli di Atene”, liceali, o “figli di Sparta”, studenti delle scuole professionali, tutti apparteniamo e viviamo, interconnessi in questa società e in questa terra. Tutti gli studenti, diventeranno lavoratori, avranno degli amici, utilizzeranno oggetti ad alcuni dei quali affideranno la loro vita (pensiamo all’auto). Tutti, chi seduto a una cattedra o a una scrivania o davanti a una macchina utensile, siamo chiamati a trasformare un pezzo di mondo per renderlo migliore. In quel pezzo di mondo vive una fetta di umanità che anche grazie a me sarà messa in condizione di stare bene oppure no. Ci è data una casa che può avere i confini del mondo, di una scuola o di una famiglia. Solo educando al senso di appartenenza, di cura, al mistero nascosto in ogni cosa potremo generare valore, il valore che si impara anche attraverso il recupero di un banco.

Paolo Magoga

Sacerdote, presidente Opera Monte Grappa (Treviso)

Avvenire, 25 settembre 2020