Un Paese senza una vera libertà di scelta educativa è comunque un Paese «meno libero». Perché se da un lato c’è «un diritto incomprimibile dei genitori» a scegliere l’educazione più adatta ai propri figli «senza condizionamenti economici, pratici, giuridici», dall’altro va colto il valore della parità nel suo significato «ideale ». In questo senso va inteso il pluralismo educativo, «che deve prevalere sulla convenienza economica» per lo Stato. La parità scolastica, perciò, va letta soprattutto come garanzia di libertà di scelta delle famiglie, che non devono tuttavia sottrarsi alla responsabilità educativa dei propri figli. Il XIX rapporto del Centro studi per la Scuola cattolicaIl valore della parità, oltre a raccontare di un mondo numericamente in difficoltà, parla soprattutto delle eccellenze e del valore delle scuole pubbliche non statali. Tuttavia «sarebbe ben triste e mortificante – la premessa del segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino durante la presentazione del report – se lo Stato dovesse convincersi a sostenere le scuole paritarie solo perché ci guadagna. In realtà, sono in gioco valori molto più importanti e fondamentali».
Ecco perché non bisogna andare a parlare con il governo «con il cappello in mano – la richiesta alle sigle che operano nella scuola cattolica – e neppure separati». Ma sia chiaro, la scuola statale e quella paritaria non sono né avversari, né concorrenti. Ecco perché quando si affronta il tema «positivamente complesso» della formazione dell’educazione dei nostri ragazzi, bisogna farlo senza ideologia. Perché «l’ideologismo – ricorda ancora – è deleterio in tutti gli ambiti, ma in quello formativo produce danni irreparabili »; è una «malattia mortale per la nostra società» ancor più quando si accompagna alle semplificazioni. Pur nei passi avanti fatti, a partire dalla legge 62 del 2000, il sistema italiano d’istruzione rimane comunque incompiuto, ricorda monsignor Galantino, per «l’autonomia» visto che fornisce solo parte degli strumenti, per «la libertà di scelta educativa» enunciata, ma non supportata da «strumenti concreti che rendano effettivo questo diritto». Poi è «incompiuta la parità», visto che dopo 17 anni è «solo una dichiarazione nominale »; o meglio è una parità giuridica «non accompagnata da una parità economica».
Poco prima il vescovo aveva infatti ricordato che le paritarie ricevono «meno di ciò che spendono» – 492 milioni a fronte di 520 – tuttavia il suo valore per la società è dimostrato dalla continuità nella scelta delle scuole cattoliche da parte delle famiglie, «pur in condizioni economiche sfavorevoli ». È – sottolinea nel ridare la parola al moderatore Vincenzo Corrado, direttore del Sir– «la miglior prova della qualità del loro servizio». Un’incompiutezza che non esula persino dagli istituti di formazione professionale, che sono stati in grado di coinvolgere i 'ragazzi difficili' spesso sfuggiti alla scuola, oggi sottoposti a «una strategia sbagliata».
Ad ascoltarlo, nella sala del Cenacolo della Camera dei deputati, l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer in prima fila e, al suo fianco, l’attuale responsabile del Miur Valeria Fedeli. È proprio l’inquilino del dicastero di viale Trastevere a sottolineare che il valore della parità, per lei, va inteso come un lavoro comune – lo stiamo facendo ed è importante – sulla stessa qualità di percorso formativo e riconoscimento titoli all’interno di contenitori differenti». L’obiettivo comune infatti è costruire nella società, anche con la formazione continua degli adulti, «delle comunità educanti che hanno lo stesso obiettivo di trasmettere quella larga cultura di valori e di cittadinanza attiva che fa incrociare effettivamente con la Costituzione l’insieme delle possibilità del pluralismo educativo di questo Paese». Da qui un patto «essenziale per tutti», che verrà annunciato il prossimo 21 novembre a dieci anni dall’analogo gesto fatto dall’allora ministro Fioroni: il nuovo patto di «corresponsabilità educativa tra scuola, famiglia e società». In più, proprio per dimostrare l’importanza che le scuole paritarie hanno per l’Italia, il ministro Fedeli ci tiene a sottolineare che due settimane fa «nelle regole dei finanziamenti europei, grazie al Miur, è stata inserita anche la scuola paritaria», prima esclusa perché «non considerata scuola pubblica ». E sulla questione del costo standard per alunno infine la rassicurazione: «Faccio fatica a costruire un gruppo plurale su questo tema, ma lo farò».
Alessia Guerrieri
Avvenire, 25 ottobre 2017
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