UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il sogno della laurea per Lama nasce prima dell’alba

Ogni giorno affronta tre ore di viaggio per raggiungere la Bethlehem University. E le lezioni diventano un «campus di pace»
2 Ottobre 2022

Non sono nemmeno le sei del mattino quando Lama esce di casa per andare all’università, attraversando una Gerusalemme ancora addormentata. La sua lezione di inglese non inizierà che tre ore più tardi, ma lei sa che per arrivare in tempo deve partire prima dell’alba.

Lama Dweik – il sorriso smagliante incorniciato da un hijab a tinta unita – è una giovane studentessa di 20 anni che si sta specializzando nell’insegnamento della lingua inglese alla Bethlehem University. L’università dei Fratelli delle scuole cristiane fondata nel 1973 – sostenuta dalla Fondazione De La Salle solidarietà internazionale (Focsiv) – è ancora una delle poche università dove oggi una ragazza palestinese possa iscriversi.

Ogni tanto, ironicamente, Lama si chiede se non sarebbe stato meglio prendere la licenza di autista, come il padre, in modo da risparmiarsi quelle tre ore di viaggio quotidiano. Fatiche accresciute dalla situazione politica: normalmente la distanza tra Gerusalemme e Betlemme potrebbe percorrersi in mezz’ora, ma i posti di blocco e l’attraversamento del muro che separa Israele dalla Palestina (dove si trova Betlemme) può richiedere molto tempo. Ma la laurea resta un obiettivo per cui sacrificarsi senza riserve. «Finora ho fatto i primi due anni del mio corso di laurea di quattro. Mi aspetto due anni pieni di grandi risultati pratici e didattici», spiega.

Per gli studenti palestinesi proseguire gli studi può essere davvero proibitivo: ancora oggi ad accedere all’educazione terziaria è il 25 per cen-to dei giovani tra i 18 e i 24 anni, contro la media mondiale del 40 per cento. La Bethlehem University è nata proprio per questo, per aiutare giovani come Lama a realizzare i propri sogni e formarsi per il loro futuro. È stata la prima università ad aprire nei Territori palestinesi, nel 1973. «La principale ragione che mi ha spinto a iscrivermi alla Bethlehem University – spiega Lama – è che offre un’istruzione di qualità, soprattutto in inglese. Per chi, come me, aspira a proseguire gli studi è pure il primo passo per studiare all’estero».

L’obiettivo di Lara è di diventare una «straordinaria insegnante» e per questo già adesso partecipa allo “Student Ambassador Program”, una attività extracurriculare che prepara studenti altamente qualificati a rappresentare la Bethlehem University in eventi pubblici a livello nazionale e internazionale. E Lara non perde occasione per «imparare dagli straordinari insegnanti che vengono a trovarci nel Campus da tutto il mondo». Creando sinergie e collaborazioni, l’università diventa un «campus di pace» in grado di indicare nuove prospettive alle future generazioni di palestinesi.

Oggi la Bethlehem University conta 3.360 iscritti, provenienti dalle diverse regioni della Palestina che frequentano le facoltà di Scienze della Formazione, Ostetricia e Medicina, Belle Arti ed Economia. Nata dopo l’appello di Paolo VI durante la visita in Terra Santa nel 1964 a cui i fratelli delle scuole cristiane De La Salle hanno risposto prontamente, l’ateneo ha inaugurato il primo anno accademico il 1 ottobre 1973 con 112 studenti circa. All’epoca, non c’erano altre università sul territorio, e gli studenti palestinesi che desideravano un’istruzione superiore erano obbligati a trasferirsi all’estero. La Palestina perdeva così tutti i suoi giovani formati. Per questo l’università e la Fondazione De La Salle continuano a sostenere il percorso di studio di giovani uomini e donne alla Bethlehem University che ha già saputo formare in questi anni più di 18 mila studenti laureati. Un obiettivo condiviso dalla campagna “La pace va oltre” che vuole contribuire a finanziare le borse di studio: con 4mila dollari l’anno un giovane palestinese potrà frequentare un nuovo anno accademico. I sogni come quelli di Lara a Betlemme iniziano al mattino presto.

Luca Geronico

Avvenire, 2 ottobre 2022