UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il Papa: «Accanto all’uomo che soffre»

La visita di Papa Francesco alla facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Ci siamo scoperti tutti feriti e fragili»
8 Novembre 2021

Sessant’anni fa, nel momento dell’inaugurazione, l’auspicio di san Giovanni XXIII: «Questa Facoltà di Medicina fiorisca, cresca e sia stimata; qui risieda quanto c’è di alto, puro e bello; qui si educhino e si formino numerosi ed eccellenti medici». Sessant’anni dopo è Francesco a certificare che quell’augurio è diventato profezia. Lo ha sperimentato in prima persona, il Papa, quando lo scorso luglio è stato operato al Gemelli. E ieri, tornato nel comprensorio del Policlinico per la Messa dell’anniversario tondo, ha sottolineato: «Grazie per le cure e l’affetto che ho ricevuto qui. Credo che in questo tempo di pandemia, che ci ha scoperto piccoli e fragili, ci faccia bene fare memoria anche dei periodi più sofferti: non per intristirci, ma per non dimenticare, e per orientarci nelle scelte».

Lo stesso si può dire della Facoltà di medicina, che vide la luce il 5 novembre del 1961, alla presenza di papa Roncalli e dell’allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, destinato a succedergli sulla Cattedra di Pietro. Due santi come 'protettori', anche e soprattutto in quello che ieri il rettore Franco Anelli ha definito un cammino «di prossimità» a chi soffre e l’assistente ecclesiastico generale, monsignor Claudio Giuliodori, ha tradotto come «l’affascinante missione di formare testimoni dell’amore misericordioso di Dio: medici, personale sanitario e amministrativo che sull’esempio del Buon Samaritano sappiano prendersi cura con le più alte competenze scientifiche e con autentica compassione dei più bisognosi che qui hanno il volto dei malati sofferenti e afflitti da gravi patologie».

Anche il Papa, nell’omelia che Avvenire pubblica integralmente in questa stessa pagina, ha invitato a guardare avanti. «Se vogliamo amare davvero Dio, dobbiamo appassionarci dell’uomo, di ogni uomo, soprattutto di quello che vive la condizione in cui il Cuore di Gesù si è manifestato: il dolore, l’abbandono, lo scarto». Davanti a lui una piccola folla di studenti, medici e membri del personale sanitario. Tra loro anche il chirurgo Gennaro Nuzzo, classe 1941, uno dei primi studenti della Facoltà, e il decano degli infermieri, Lucio Catalano, in rappresentanza della categoria. Tra i concelebranti, invece, c’è anche monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei. Mentre sul prato erano presenti anche i venti senza dimora, ospitati dalla villetta della Misericordia, iniziativa nata dalla collaborazione tra l’Università, il Policlinico e la comunità di Sant’Egidio.

Inoltre l’Università Cattolica ha donato ieri farmaci di prima necessità per strutture sanitarie di Libano, Siria e Sudan attraverso l’Elemosiniere, cardinale Konrad Krajewski. Papa Bergoglio ha incentrato la sua omelia su tre parole, «ricordo, passione e conforto». «Ricordare – ha detto - significa ‘ritornare con il cuore’». E il Cuore di Gesù (cui l’Università cattolica è intitolata e del quale ieri è stata celebrata la Messa votiva, ndr) ci fa ritornare al “compendio della sua misericordia'». «Nella fretta di oggi – ha proseguito il Pontefice -, tra mille corse e continui affanni, stiamo perdendo la capacità di commuoverci e di provare compassione, perché stiamo smarrendo questo ritornare al cuore, il ricordo, la memoria. Senza memoria si perdono le radici e senza radici non si cresce». E per questo il Papa ha invocato «la terapia del ricordo». «Quanto sono importanti questi ricordi negli ospedali. Possono dare il senso alla giornata di un ammalato. Una parola fraterna, un sorriso, una carezza sul viso: sono ricordi che risanano dentro, fanno bene al cuore».

L’auspicio espresso dal Pontefice è stato dunque questo: «Chiediamo la grazia di appassionarci all’uomo che soffre, di appassionarci al servizio, perché la Chiesa, prima di avere parole da dire, custodisca un cuore che pulsa d’amore». Ciò vale anche e soprattutto per la sanità cattolica. «Condividere, sostenersi, andare avanti insieme», è stata la raccomandazione finale di papa Francesco. Il quale dopo la Messa si è fermato a salutare, ha riferito Anelli, l’equipe che lo ha operato nel luglio scorso. «La cerimonia di oggi – ha commentato il rettore –- si è svolta in un clima quasi familiare». E in effetti l’immagine della giovane mamma solista che ha intonato il suo canto tenendo in braccio suo figlio, poco più che un neonato, ne è la conferma.

Mimmo Muolo

Avvenire, 8 novembre 2021

Leggi qui l’omelia di papa Francesco: https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2021/documents/20211105-omelia-univ-cattolica.html

Per approfondire: https://secondotempo.cattolicanews.it/news-le-tre-parole-di-papa-francesco-per-i-sessant-anni-di-medicina-e-chirurgia

(foto da cattolicanews.it)