«Occorre imparare a guardare la luna. Il sole brucia gli occhi, essendo luce pura che acceca, mentre la luna accoglie sia le ombre e quindi i momenti di difficoltà personali e sociali e nello stesso tempo ci riflette una luce che non ci abbaglia perché è una luce indiretta. Anche noi dobbiamo riflettere una luce indiretta che ci viene dall’incontro e non dallo scontro con l’altro, dal bisogno che abbiamo e del suo riconoscimento». Con queste parole, Stefano Versari, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia– Romagna e componente del gruppo di esperti della ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, augura a tutti i ragazzi un buon inizio di anno scolastico che partirà lunedì 14 settembre e che si annuncia davvero particolare.
«L’anno che sta per iniziare – continua Versari – è una provocazione alla maturità di un popolo. Questo non riguarda solo alcuni, ma tutti assieme dobbiamo cercare di dare il nostro meglio, ognuno nel proprio ambito, perché questa prova, a cui siamo chiamati, riguarda tutti. I genitori devono realizzare le due condizioni fondamentali dell’educazione: il contenimento, cioè contenere le pulsioni irrazionali dei ragazzi che sono proprie dell’età e il rispecchiamento perché i nostri ragazzi ci guardano. La scuola – continua il direttore – non è stata, come molti dicono, penalizzata, in quanto la percezione della distanza è data dal fatto che quando si poteva ripartire in presenza il calendario scolastico imponeva la chiusura.
Ma nel frattempo gli interventi fatti in questi mesi saranno utili per il futuro perché sono interventi strutturali, fatti cioè per tutelare la salute della persona che è un diritto fondamentale e primario. Si sono spese cifre enormi proprio per la salute e la sicurezza pubblica».
Da ex presidente dell’Agesc, il discorso ritorna sulle scuole paritarie e soprattutto sulla differenza tra scuole paritarie e statali. «Le paritarie godono di un vantaggio, ma questo è un ossimoro, non hanno un finanziamento che ripiani il loro bilancio e si debbono ingegnare per realizzare un servizio di qualità con le risorse che hanno per dare qualità. La scuola statale ha edifici non di proprietà e i dirigenti non sanno come fare per ristrutturare spazi spesso obsoleti. Purtroppo l’edilizia scolastica negli ultimi decenni è stata trascurata, perché mancavano le risorse e soprattutto perché Comuni, Province e Stato non sono riusciti a fare una vera e propria comunità. A lavorare insieme per il bene dei territori».
Sollecitato sulle scuole paritarie e sul loro futuro, il direttore Versari sposta lo sguardo su come noi vediamo il futuro stesso. «Se come genitori abbiamo speranza e poniamo al centro il tema del senso della nostra e della loro esistenza, fare scuola paritaria è fondamentale. È sempre più necessario in quanto consente l’incontro con dei possibili punti di vista e con delle proposte di lettura della realtà da vagliare criticamente. Sicuramente non può essere fatta con gli stili e le modalità del passato.
Va innovata: dal punto di vista della didattica, della modalità stessa con cui si fa scuola, del rapporto con i genitori che deve diventare meno strumentale e più un patto di comunità tra scuola e genitori. Il genitore non è colui che ti serve strumentalmente quando ne hai bisogno, ma è quello con cui devi stringere una reale alleanza educativa. Da questo punto di vista sia la scuola dello Stato che quella paritaria hanno bisogno di ripensarsi totalmente ma c’è bisogno di uno sguardo diffusamente condiviso verso il futuro».
Ora il tempo delle parole è finito, tutti devono dare il meglio per la ripresa delle lezioni con la consapevolezza che non basta il molto di pochi ma occorre il poco di tutti dato con amore e costantemente.
Avvenire, 11 settembre 2020