UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Il mondo degli adulti non ci capisce». È il grido d’allarme di una generazione

L’impresa sociale “Con i bambini” e Demopolis indagano i sentimenti degli under 18
25 Novembre 2024

Crescono con la prospettiva di abitare un futuro carico di problemi e non possono nemmeno contare, nel presente, sulla comprensione degli adulti. Essere adolescente, oggi in Italia, è complicato e mette a dura prova una generazione che sta ancora faticosamente cercando di lasciarsi alle spalle i postumi della pandemia, la cui onda lunga è una zavorra pesante, a quasi cinque anni dallo scoppio dell’emergenza sanitaria.

«Gli adulti non ci capiscono», è, allora, il grido d’allarme degli under 18 intervistati da Demopolis per l’indagine “Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti”, promossa dall’impresa sociale Con i bambini, presentata ieri in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Rispetto all’anno scorso, quando il 54% dei ragazzi era convinto che il mondo degli adulti non li capisse, quest’anno la situazione è cambiata, in peggio. Oggi a dire che gli adulti non capiscono i ragazzi è il 58% del campione: quasi sei adolescenti su dieci, tra i 14 e i 17 anni. Sono tanti gli aspetti non compresi dagli adulti secondo i ragazzi. In particolare, non capiscono che vivono in un periodo diverso dal loro (49%), non capiscono quello che pensano e le loro idee (46%), le loro priorità (43%), il rapporto con la rete (41%).

Soprattutto la variabile “Internet e social” segna la distanza maggiore tra le generazioni. Con l’84% dei genitori convinto che quella da “web, smartphone e tablet” sia una pericolosa dipendenza, mentre appena il 22% dei ragazzi vede nella rete un pericolo. Anche perché tre adolescenti su 10 trascorrono online più di 10 ore al giorno, anche se il 62% preferirebbe coltivare relazioni in presenza. Sempre che sia possibile, visto che il 40% non pratica alcuna attività extrascolastica, soprattutto fisica o sportiva, mentre addirittura meno di un quinto svolge attività musicali (19%), artistiche o teatrali (16%).

Anche riguardo al futuro, le distanze in famiglia sono marcate. Allo schiacciante pessimismo dei genitori (il 73% teme per il futuro dei propri figli), risponde l’ottimismo del 45% dei ragazzi (però in calo di otto punti rispetto all’anno scorso). Per il 55% degli under 18 il futuro è comunque un’incognita. Tra i timori, oltre un terzo cita oggi la solitudine (36%) e la salute fisica o mentale (35%), percentuale in forte crescita dopo l’emergenza Covid.

«I ragazzi non possono essere un’emergenza, ma sono una preziosa risorsa», ricorda Marco Rossi-Doria presidente di Con i Bambini. E “Non sono emergenza” è proprio il titolo della campagna di sensibilizzazione sul tema del disagio degli adolescenti promossa dall’impresa sociale nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. L’obiettivo della campagna è favorire una conoscenza più approfondita sul fenomeno ascoltando direttamente i ragazzi e contestualmente promuovendo il loro protagonismo « È necessario muoversi come comunità educante e rendere realmente protagonisti i ragazzi, il futuro è loro – ricorda Rossi Doria –. Solo investendo su bambini e ragazzi si può pensare di fare crescere l’Italia, ed è quello che il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile fa già e che intende far conoscere, condividendo esperienze e buone pratiche, con relative valutazioni di impatto, a beneficio di policy pubbliche orientate al benessere di tutti e di ciascuno. Migliaia di nostri ragazzi fanno cose straordinarie, studiano in modi nuovi e con impegno – rilancia il presidente di Con i bambini –. Aiutano gli altri, puliscono l’ambiente, si interessano del mondo in modo creativo, inventano soluzioni per problemi. Tutto questo va mostrato di più». Soprattutto agli adulti. Che così non avranno più scuse e dovranno dimostrare, coi fatti, di avere a cuore il futuro di una generazione che conoscono ancora troppo poco.

Paolo Ferrario

Avvenire, 21 novembre 2024

(Foto Imagoeconomica)