A scuola si tornerà in presenza facendo tesoro dell’esperienza maturata durante il periodo della didattica a distanza. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, rassicura studenti e famiglie: «L’obiettivo – dice – è il ritorno in presenza». E chiarisce anche che non c’è intenzione di allungare il calendario scolastico ma di far recuperare, individualmente, coloro che hanno accumulato gap di apprendimento. «In questo periodo – ribadisce il ministro – le scuole non sono mai state chiuse: bisognerà fare dei percorsi di sostegno ai singoli, non con tutti seduti al banco fino al 30 giugno ma percorsi individuali». «Gli insegnanti sono presenti a scuola fino alla fine di giugno per tutte le attività. Siamo solo a marzo, c’è tutto il tempo di verificare la perdita degli apprendimenti, i docenti lo stanno già facendo».
Sul fronte dei congedi, la ministra della Famiglia Elena Bonetti fa sapere che il governo sta lavorando perché valgano per tutti i giorni in cui una scuola ricorrerà alla didattica a distanza. E Bianchi aggiunge di sperare che gli interventi arrivino «subito o quanto meno il prima possibile». «Siamo in emergenza, bisogna far passare l’ondata di piena senza lasciare sole le famiglie », sottolinea il ministro. Che ieri ha firmato e pubblicato le ordinanze riguardanti gli esami di maturità - che partiranno dal 16 giugno - e di terza media, che inizieranno la prima settimana di giugno. Entrambi saranno orali e in presenza.
«Dire che si vuole la scuola in presenza è facile, sostenere che sia preferibile rispetto alla Dad è addirittura un’ovvietà; molto più difficile è fare in concreto ciò che serve perché la scuola possa essere frequentata in condizioni di sufficiente sicurezza – sottolinea la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi –. Per chi in ogni istituto lavora e studia, ma più in generale per la comunità con cui ogni scuola necessariamente interagisce. Le dichiarazioni del ministro Bianchi sono improntate a realismo e concretezza, quel che ci vuole per affrontare questioni sulle quali ogni approccio di tipo ideologico, magari piegato a fini prevalenti di polemica politica, è assolutamente da evitare, perché inutile e dannoso». E il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, aggiunge: «La scuola è in presenza e non è sostituibile con la tecnologia che può aiutare ma mai sostituire il docente. Lo abbiamo detto mesi fa. Lo ripetiamo oggi ma senza bandierine. La scuola digitale è una sfida che fa gola a molti. Questo ci porta ad avere qualche preoccupazione».
Avvenire, 5 marzo 2021