UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il governo inglese rilancia l’istruzione cattolica, mentre in Belgio la religione a scuola fa paura

In Gran Bretagna le scuole cattoliche sono oltre duemila con più di 800mila alunni e 46mila insegnanti. In Belgio invece fa discutere la proposta di sostituire le lezioni di religione con corsi di filosofia
16 Settembre 2016

Dall’agenzia di informazione Sir due notizie su quanto accade nei sistemi scolastici dei diversi paesi europei.

La prima giunge dalla Gran Bretagna, dove la neo premier Theresa May, che ha “ereditato” la residenza di Downing Street da David Cameron dopo il referendum sul Brexit, ha già lanciato la sua riforma scolastica. Una riforma, presentata lo scorso week-end, che va a toccare la scuola secondaria, che nel Paese forma alunni dagli undici ai sedici anni. Il governo ha così accordato grande attenzione alle scuole a carattere religioso. “La Gran Bretagna ha una lunga tradizione di scuole confessionali che offrono un’ottima istruzione”; sono un terzo di tutte le scuole pubbliche dell’isola, ha sottolineato il Primo Ministro, “sono popolari tra i genitori e hanno significativamente più probabilità di altre di essere riconosciute come ‘eccezionali’ dall’Ofsted”, l’organismo di vigilanza sulla qualità dell’insegnamento nelle scuole dello Stato.

In che modo questa riforma tocca direttamente gli istituti cattolici? Secondo la legge attualmente in vigore, quando una scuola a carattere religioso riceve un eccesso di domande di iscrizione, è obbligata ad accogliere il 50% di alunni di confessione diversa dalla propria. “Rimuoveremo questa regola del 50%”, ha dichiarato Theresa May, “per permettere l’aumento della capacità di posti che la scuola cattolica può offrire. Ci consulteremo, invece, per mettere in atto requisiti d’ingresso molto più efficaci e assicurarci che le scuole confessionali siano davvero scuole d’integrazione”. Questa soglia, ha precisato la May, che avrebbe come scopo quello di incrementare la diversità di credo nelle scuole, in realtà fallisce nel suo intento e disincentiva l’apertura di nuove scuole cattoliche. “Credo fondamentalmente che sia sbagliato negare alle famiglie l’opportunità di mandare i propri figli a una scuola che riflette i propri valori, è giusto incoraggiare le comunità di fede, specialmente quelle che hanno dimostrato successo come quelle cattoliche, a giocare la loro parte nel costruire il valore delle nostre scuole”, ha concluso Theresa May.

Belgio, via i corsi di religione dalla scuola

Al loro posto lezione di filosofia e cittadinanza. Colpito a morte il 22 marzo scorso dagli attentati compiuti al grido di “Allah Akbar”, il Belgio ha deciso di prendere le distanze dalle religioni e il 21 ottobre del 2015 il governo della Federazione Vallonia-Bruxelles ha deciso con un decreto di introdurre e proporre agli studenti delle scuole pubbliche obbligatorie  (dal 2016, agli alunni delle primarie, nel 2017 a quelli delle secondarie) un corso di “educazione alla filosofia e alla cittadinanza”, alternativo al corso di religione.

Con l’inizio dell’anno scolastico, il decreto sta cominciando ad avere nelle scuole i primi effetti. Per questo, è  stata convocata una riunione di urgenza il 6 settembre a Bruxelles alla quale hanno partecipato tutti i rappresentanti dei culti presenti in Belgio. Scopo della riunione, dare voce ad inizio di anno scolastico alla preoccupazione di vedere i corsi di religione ostacolati e talvolta addirittura soppressi nelle scuole primarie del Belgio francofono. Al termine della riunione, i responsabili dei culti hanno sottoscritto un comunicato-appello per dire al Belgio che: “I valori della fede, della giustizia, del dialogo e della pace che si ritrovano in tutte le convinzioni, permettono non solo di approfondire le radici della loro cultura religiosa, ma sono anche un lievito potente per costruire il vivere insieme”. Per questo chiedono che a fianco dei corsi di educazione alla filosofia e alla cittadinanza, “venga mantenuto il corso di religione, in conformità con la Costituzione e le leggi in materia”. Ed aggiungono: “Nella nostra società, la libertà religiosa e la libertà di espressione sono libertà fondamentali. Un corso di religione permette agli studenti di conoscere meglio il contenuto della fede e di interrogarsi su quel contenuto. Fornisce criteri e griglie di lettura per esprimere le proprie credenze in una società multiculturale e multivaloriale”.

Leggi qui l’articolo di Valentina Introna (Sir) sulla Gran Bretagna

http://agensir.it/europa/2016/09/13/il-governo-inglese-scommette-sulla-scuola-e-rilancia-listruzione-cattolica-may-servizio-di-qualita/

Leggi qui l’articolo di M. Chiara Biagioni (Sir) sul Belgio

http://agensir.it/europa/2016/09/09/in-belgio-la-religione-fa-paura-a-scuola-corsi-di-filosofia-e-cittadinanza/