UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il diritto di non sbagliare (i valori non sono neutrali)

Due grandi questioni sul Patto educativo globale proposto dal Papa
25 Ottobre 2020

Qualche giorno fa il Papa ha rilanciato il 'patto educativo globale', invitando a ritrovare un’alleanza che impegni a formare persone mature. Alla luce di questo è utile una riflessione sulla necessità, nel processo educativo, di riconsiderare e garantire il 'diritto di non sbagliare', soprattutto in certe fasi delicate dello sviluppo. Ormai siamo abituati ad ascoltare, come un mantra, che tutti hanno il 'diritto di sbagliare'. Ed è vero, per carità! Anche su questo, però, dovremmo farci qualche domanda: chi è il soggetto a cui stiamo garantendo il 'diritto di sbagliare'? Un bambino, un adolescente, un giovane, un adulto? L’impressione è che per alcuni genitori ed educatori a volte questo non faccia nessuna differenza e lo sbilanciamento verso la garanzia del 'diritto di sbagliare' diventa addirittura un alibi ad un vero e proprio abbandono educativo.

Ma perché il 'diritto di non sbagliare', è così poco rilevante nella dinamica educativa di tanti ambienti, famiglia in testa? Come si fa, invece, a garantirlo? Certo non si tratta di cercare risposte e ricette preconfezionate, ma è importante, innanzitutto, riconoscere e liberarsi dalla pretesa di essere e dover rimanere neutrali, soprattutto in questioni di valori e significati da proporre e testimoniare. La 'neutralità' valoriale, a ben riflettere per altro impossibile, è una vera trappola. La cultura pedagogica che respiriamo è ancora ossessionata dallo spauracchio dell’autoritarismo.

C’è tanta enfasi sulla 'libertà', per altro individualisticamente intesa, e troppo poca sulla 'responsabilità'? Già Viktor Frankl tanti anni fa si augurava che in America accanto alla statua della libertà, si mettesse anche quella della responsabilità. Se a un bambino, a un ragazzo, si concede il 'diritto di sbagliare', senza dargli tutto ciò di cui ha bisogno anche per 'non sbagliare'; se quello che il ragazzo in formazione dice, fa o non fa viene considerato sempre 'neutro', senza che l’adulto prenda mai una posizione chiara, ferma, rispettosa e motivata per approvare, incoraggiare, oppure correggere e riconfermare, siamo sicuri di aiutare a formare persone mature? La nostra neutralità abbiamo mai pensato che l’altro può interpretarla come 'tu per me non vali la pena'? Immaginate il nostro ragazzo mentre pensa tra sé: 'Visto che qualunque cosa faccia o non faccia, di buono e non buono, agli occhi delle persone significative – mio padre, mia madre, il mio educatore – fa lo stesso, allora io per l’altro non sono importante'. Esagerazioni?

Il diritto di non sbagliare non è un diritto di minore valore. Non abbiamo, forse, sufficiente esperienza che degli sbagli sarebbe meglio non farli o non averli fatti? Quante volte in certi casi si è innescata una catena dannosa, regressiva, autodistruttiva! In quante occasioni è diventato e diventa difficile se non impossibile rimediare, con tutto quello che comporta sul piano dell’autostima, dei sensi di colpa, del pessimismo etc. E che relazione e che proposta educativa è quella che garantisce il 'diritto di sbagliare', ma non quello altrettanto importante di 'non sbagliare', soprattutto in certi svincoli delicato del processo di crescita?

Un’ultima considerazione: nel patto educativo è davvero necessario recuperare, rilanciare e motivare in maniera intelligente, una cultura del dovere e dei doveri. Tra l’altro, perché qualcuno goda dei propri diritti, qualcuno deve osservare un dovere: se il bambino ha diritto a istruzione ed educazione, c’è qualcuno che ha il dovere di istruirlo ed educarlo. Non sempre c’è sufficiente consapevolezza che il venire meno ad un dovere, da qualche parte c’è qualcuno - in genere il più debole - che non può godere di qualche suo diritto. Perciò una cultura del 'dovere' è necessaria per garantire meglio i diritti. Lo diceva anni fa anche Rita Levi Montalcini che, in una sua relazione a Trieste nel 2016 tornava alla carica sul tema; fu proprio in quell’occasione che fu elaborata e resa nota la 'Magna carta dei doveri'.

Ecco, dunque, due punti importanti della sfida e del nuovo patto educativo: garantire ed educare l’altro anche nel suo 'diritto di non sbagliare'; rieducarsi ed educare ad una nuova ed intelligente 'cultura del dovere'. In questo noi adulti siamo i primi responsabili e dobbiamo esserne i primi seri e gioiosi testimoni. Forse noi adulti dovremmo tener presente anche 'il dovere di non sbagliare'. O no?!

Lello Ponticelli

Avvenire, 24 ottobre 2020