UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il desiderio di cambiare il mondo che accomuna le generazioni

Nel libro firmato da Vannino Chiti e Valerio Martinelli un dialogo su presente e futuro
1 Gennaio 2025

In tempo di conflitti, il dialogo diventa davvero rivoluzionario, soprattutto se a condurlo sono un politico che ha attraversato diverse stagioni della nostra Repubblica e un ricercatore neotrentenne.

“Due generazioni, una rivoluzione” è il temerario titolo del libro scritto a quattro mani da Vannino Chiti, già sindaco di Pistoia, presidente della Regione Toscana e ministro per i rapporti col Parlamento - e Valerio Martinelli, ricercatore in Luiss, Università di Perugia e avvocato. I due si sono confrontati su temi cruciali per il nostro presente e il nostro futuro, come la parità di genere, la scuola, il lavoro, la formazione, il welfare, la previdenza sociale, l’Europa e la pace, le sfide ecologica e digitale, la politica, i partiti, la partecipazione e la spiritualità.

I primi lettori dell’opera sono stati il presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi, e l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, che hanno scritto rispettivamente la prefazione e la postfazione, sapendo osservare tra le righe la ricchezza delle differenze. In particolare, quello di Zuppi è un invito a non cercare di “salvarsi da soli”, ma a cooperare per il bene, soprattutto mettendo a frutto la ricchezza offerta dal confronto tra le due generazioni più penalizzate dalla nostra società, per motivi diversi. Prodi, invece, ha definito il volume un ottimo manuale per una formazione politica: l’invito è stato preso in parola da monsignor Sergio Melillo che, grazie all’interessamento del giovane ricercatore Antonio Zizza, ha presentato il libro nella neonata scuola socio-politica della diocesi di Ariano Irpino Lacedonia.

Uno sguardo concreto e realistico, quello degli autori, sui temi chiave del nostro tempo; i due non arrivano mai a conclusioni troppo dissimili, nemmeno parlando di Europa, ad esempio, istituzione che hanno senz’altro vissuto in maniera molto diversa, il primo come conquista di pace, il secondo di libertà, facendo parte della “generazione Erasmus”, opportunità di scambio che, come entrambi concordano, andrebbe ampliata e allargata anche ai giovani lavoratori. Forse perché entrambi provenienti dalla solida matrice culturale del cattolicesimo sociale, Chiti e Martinelli sembrano realmente costruire quella fraternità, più volte invocata da Papa Francesco, che si fa strada nelle loro riflessioni, ma anche nello stile collaborativo che i due portano avanti. Entrambi preoccupati per il futuro degli (ancor più) giovani, manifestano una costante attenzione ai deboli, a quelli per cui l’ascensore sociale si è rotto, a coloro che non possono beneficiare di tutti i provvedimenti di welfare di cui hanno fruito le generazioni precedenti. Figli di epoche diverse, se Chiti ha conosciuto le conseguenze dirette dei conflitti mondiali, Martinelli si trova, ora, a temere per il futuro, mentre la generazione che sta tra loro non ha mai minimamente pensato di poter provare paura di ricadere nel conflitto.

La cosa forse più incredibile è che questo dialogo intergenerazionale riesce decisamente nell’impresa di far appassionare il lettore, risposta dopo risposta, a un impegno concreto per poter migliorare il futuro: difficile non trovarsi d’accordo con i due protagonisti, dotati di grande buon senso (cosa, oggi, molto rara) e di quella saggezza un po’ ironica tipica dei toscani che rende la lettura piacevole e, allo stesso tempo, maieutica e meditativa proprio come un dialogo socratico.

Chiara Balzan

Avvenire, 21 dicembre 2024