II crocifisso nelle aule scolastiche? Meglio di no, perché «è una questione divisiva», perché «la scuola deve essere laica», perché «tutte le culture» hanno diritto di «esprimersi». Così, inanellando a sorpresa ben tre luoghi comuni in una sola dichiarazione radiofonica, il ministro a 5 stelle dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha rispolverato una questione felicemente risolta da due pronunciamenti del Consiglio di Stato, una sentenza della Corte Costituzionale e una della Grand Chambre della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Eppure il ministro sostituirebbe volentieri il crocifisso in aula con «una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione».
Ma, al di là dei verdetti e visto che parliamo di scuola, bisognerebbe interrogarsi su come una delle radici culturali della nostra civiltà (italiana ed europea), nonché simbolo della fratellanza universale possa essere divisivo o far sentire altre culture nelle condizioni di non potersi liberamente esprimere. La risposta è semplice: in nessun modo. Con una postilla: a riaprire certe 'pratiche' si rischia soltanto di dare fiato proprio a coloro che quel simbolo di sconfinato amore e di pace vorrebbero usare, impropriamente, a guisa di randello.
Avvenire, 1 ottobre 2019