L’Agesc, sostiene il vicepresidente Claudio Masotti, ha una visione olistica della sicurezza che deve guardare al futuro con tutte le variabili (siano esse sanitarie, strutturali o educative). Nel patto di corresponsabilità tra genitori e scuola, la famiglia deve considerare il proprio figlio al sicuro come se la scuola fosse casa propria. Scuole che cadono a pezzi, insegnanti che crollano psicologicamente, ma cosa sta succedendo alla scuola? Ne abbiamo parlato con Monica Barbolini, segretaria generale Cisl Emilia Centrale.
«Molte cose non funzionano, la sicurezza è una di queste, ma occorrono risorse economiche che devono necessariamente essere stanziate. “La scuola bella” del governo Renzi legata alla legge 107 di fatto è servita solo a coprire parzialmente la piccola manutenzione. I problemi, visto che le scuole in Italia risalgono agli anni 60/70, sono strutturali e il lavoro va fatto “a tappeto”. Quanto si vuole investire sulla scuola in generale? Il problema è di natura politica: evidentemente manca la volontà». Precisa. Barbolini, che sulla manutenzione ordinaria la competenza è di spettanza comunale. «Ma anche qui a causa di organici ridotti non si riesce a fare molto. Molti ricordano i genitori che – per fraternizzare e fare gruppo – verniciano le classi con il colore fornito dal comune. Purtroppo in questo si sostituiscono ai compiti del comune stesso e ai doveri dello Stato. Sui maltrattamenti agli studenti invece vorrei fare una distinzione: occorre verificare caso per caso perché la stampa spesso dà troppa enfasi ai fatti senza una verifica preventiva. C’è un accanimento nei confronti degli insegnanti, anche se è innegabile che negli ultimi anni molti finiscono per cadere vittime di quello che si chiama burn out perché la nostra è una professione a rischio. Le cause sono molteplici: il reclutamento: che dovrebbe essere fatto con valutazioni non tanto alle sole competenze legate al sapere ma anche, in gran parte, a ciò che concerne la gestione della classe e dei conflitti». Ma quello che incide maggiormente – conclude la segretaria Barbolini – è la mancanza di alleanza scuola famiglia. «Basta un piccolo problema e i genitori si precipitano immediatamente dal dirigente scolastico. Il quale ha l’obbligo di avviare la procedura disciplinare. Un piccolo problema ha la capacità di ingigantirsi e creare ostacoli difficili da superare!».
Di diversa opinione Madre Camilla dirigente dell’Istituto Casa Famiglia delle Suore Adoratrici con scuole paritarie sparse in tutta la penisola. «I nostri insegnanti sono motivati, lavorano assieme da parecchi anni e garantiscono stabilità e continuità perché tengono viva la relazione con il bambino. La differenza con il settore pubblico è la visione antropologica dell’alunno. Le circolari ministeriali parlano di centralità dell’alunno, noi aggiungiamo il tipo di persona umana che vorremmo formare e far crescere negli alunni. Non istruiamo il bambino solo a livello culturale ma il nostro sforzo è quello di dargli la possibilità di uno sviluppo a livello globale perché tutti gli aspetti della persona vanno tenuti in considerazione». Solidità culturali, competenze, capacità critiche, ma soprattutto la valorizzazione della persona umana fatta a immagine di Dio: «Educhiamo il bambino a saper leggere la realtà con uno sguardo diverso da quello che a livello naturale è guidato dai propri sensi. E il bambino è sempre al centro: l’alunno più bisognoso deve stare al cuore della nostra attenzione, come ci ha detto il nostro Fondatore. Nella classe non si aiutano solo le eccellenze, che vanno valorizzate, ma l’attenzione deve essere data principalmente a coloro che sono in difficoltà ». Sul capitolo sicurezza il concetto è sempre il massimo dell’attenzione sul bambino che si trova al centro del nostro progetto educativo: «Quando sei anni fa Modena fu colpita dal terremoto la scuola ha retto perfettamente malgrado l’oltre mezzo secolo di vita perché le verifiche antisismiche erano iniziate da tempo. Non basta adeguarsi alle normative, occorre guardare al futuro prevedendo quello che potrebbe accadere. Due volte all’anno ogni nostra scuola è controllata e vengono fatte prove a sorpresa, non annunciate, con i bambini , che in questo modo vengono preparati ad affrontare ogni evento».
Avvenire, 12 aprile 2019