UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il bene, questione di vita e di morte nel microcosmo di una scuola

“La tigna”, nuova prova narrativa di Roberto Contu
13 Ottobre 2021

L’esattezza della ricostruzione non è l’ultimo dei pregi di La tigna (Castelvecchi, pagine 184, euro 17,50), seconda prova narrativa di Roberto Contu dopo il felice esordio di Il Vangelo secondo il ragazzo del 2017. Dalla riscrittura di un enigmatico episodio neotestamentario (è Marco a riferire del giovinetto che, coperto solo da un lenzuolo, assiste all’arresto di Gesù nel Getsemani) si passa adesso a una cronaca quasi contemporanea, situata sul crinale del fatidico 1999. Il secolo non è ancora finito, il millennio deve ancora incominciare, qualcuno si preoccupa per gli effetti del famigerato “baco” che potrebbe colpire i computer in inesorabile diffusione e intanto, nel microcosmo di un istituto tecnico commerciale di Perugia, si intrecciano amori e tradimenti, rimpianti e delusioni. Le domande, però, restano quelle di sempre, grandiose e inevitabili. Le stesse che si faceva Giobbe, il cui lamento riecheggia nelle opere di Leopardi, il poeta che il professor Renato Contro non si preoccupa di maltrattare davanti agli studenti adeguatamente allibiti. È il suo metodo: scuotere, a volte perfino aggredire, e poi insistere sul nucleo di senso che la letteratura, quando è autentica, finisce fatalmente per intaccare. Spiega storia attraverso Fenoglio e fa un balzo alla fine del programma per dare voce al Pasolini “corsaro”, ma il suo stile è molto diverso da quello dell’istrionico Keating dell’Attimo fuggente. Proprio quel film, anzi, è la sintesi delle troppe semplificazioni che Contro prende d’assalto nelle sue imprevedibili lezioni. Nessuna posa, nessun compiacimento pessimistico. Come altri suoi colleghi e come molti dei suoi studenti, anche l’insegnante ha il cuore ferito. La cicatrice, nel suo caso, è ancora più vistosa, perché prima della perdita che ha sconvolto la sua esistenza Contro era un uomo di fede. Ora, invece, è un credente che ha chiuso la speranza in una bara e che, con ostinazione disperata, si rifiuta di andare a visitare il cimitero in cui quelle spoglie sono sepolte.

Nella Tigna vita e morte sono letteralmente in questione. Benedetta e Francesco, innamorati ragazzini, sono alle prese con una gravidanza del tutto inattesa. Lei è già maggiorenne, la legge le consente di abortire e, a quanto pare, è proprio questo che vorrebbe fare. Ma poi arriva l’imprevisto ed è in quel momento che la mano di Dio si mette a scrivere diritto sulle righe storte di un’interminabile giornata d’autunno, durante la quale tutto viene messo a repentaglio: l’amicizia, gli affetti domestici e la fede, di nuovo, quel modo di credere all’apparenza un po’ arrangiato di cui è portatore don Andrea, il prete che insegna religione nella stessa scuola di Contro, di Benedetta, di Francesco.

L’esattezza, si diceva. Contu restituisce con precisione commovente non solo la geografia urbana di Perugia e i paesaggi dell’Argentario, ma anche il contesto

sociale e culturale di un’epoca all’estrema propaggine del Novecento. Si presti orecchio alla colonna sonora, nella quale le ballate di Guccini si impastano con il grunge nostrano dei Marlene Kuntz, fino a lasciare spazio al canto liturgico. Ogni dettaglio è ricostruito con un amore per la realtà che va molto oltre la preoccupazione documentaria ed è, più radicalmente, la conseguenza dell’interrogativo cruciale che il protagonista silenziosamente si pone, a volte anche per conto degli altri: se ci sia un bene nella vita di ciascuno, se le vite di tutti possano essere bene. Insieme con Contro, il personaggio che più di ogni altro accoglie dentro di sé la puntura di questa inquietudine è l’adolescente Luca, al quale spetta il ruolo di testimone e di involontario risolutore del dramma che incombe sulla creatura di Francesca. Non saprebbe dire perché, ma a modo suo Luca ha già capito che solo il dono della vita può rimediare allo scandalo della morte.

Alessandro Zaccuri

Avvenire, 10 ottobre 2021