«Sono 187 i bambini e i ragazzi iscritti al nostro doposcuola. Ma con l’emergenza coronavirus abbiamo dovuto sospendere le attività in sede. Ci siamo organizzati per assisterli online nello studio e nei compiti a casa. Però, con questa forma di sostegno a distanza avviata mobilitando i nostri 22 volontari, siamo riusciti ad aiutarne solo una sessantina. E gli altri? Che sofferenza, non poterli raggiungere tutti!», confessa Romano Ranaldi, presidente dell’associazione «Giovani e Famiglia» attiva dal 2000 a Baggio, alla periferia ovest di Milano.
«La pandemia non ha toccato tutti allo stesso modo – riprende Ranaldi con voce accorata –. Le famiglie più fragili sul piano economico e culturale ne hanno sofferto di più. È cresciuta l’emarginazione degli emarginati. La didattica a distanza richiede tecnologie e connessioni, ma anche competenze. Che spesso mancano alle famiglie che mandano i loro figli da noi. Così rischia di aumentare la dispersione scolastica». Contrastarla è la grande sfida che l’associazione affronta con il progetto «Ever– Est» per l’anno scolastico 2019– 2020, attuato in convenzione con il Comune di Milano e in rete con Fondazione Caritas Ambrosiana e la parrocchia di Sant’Anselmo da Baggio. La pandemia ha reso tutto molto più difficile. Ma in via Anselmo da Baggio 50 – dove, in una struttura del Comune, l’associazione ha sede – non intendono arrendersi.
«Una mano ce l’ha data Fondazione Caritas con i tre computer che abbiamo ricevuto giovedì. E c’è un’iniziativa che stiamo preparando per l’estate con parrocchia, Progetto QuBì e Caritas – anticipa Ranaldi –: un progetto che unisca sostegno scolastico e attività ricreativa, come una sorta di “oratorio estivo”, con attività svolte in piccoli gruppi di 7–8 bambini, seguiti sempre dallo stesso educatore, all’aperto e rispettando il distanziamento. Contiamo di usare gli spazi aperti delle scuole e della parrocchia. Se questa estate non aiutiamo i nostri ragazzi, il rischio è che l’abbandono scolastico cresca ancora».
Motivo ulteriore di inquietudine, pur d’ordine diverso, «sta nel fatto che il Comune non ha rinnovato la convenzione che ci permetteva di usare i locali in comodato gratuito ma ha fatto un bando per la concessione degli spazi, che comporta impegni e oneri molto pesanti per un’associazione di volontariato – spiega il presidente –. Ho chiesto un incontro all’assessore alle Politiche sociali, Gabriele Rabaiotti. Speriamo...».
L’associazione «Giovani e Famiglia» può contare su sette educatori a rotazione e, come detto, una ventina di volontari di età diverse. «Abbiamo iniziato in parrocchia 20 anni fa con sette bambini – racconta il presidente –. Quest’anno abbiamo 187 iscritti, il 75% dei quali è di origine straniera. E abbiamo un 20% di bambini con Disturbi specifici dell’apprendimento. Abbiamo un buon rapporto con le scuole, i servizi sociali, le realtà del territorio. Soprattutto: le famiglie ci sentono come riferimento affidabile». Perché il doposcuola è molto più che un posto dove andare a fare i compiti: è una risorsa per promuovere integrazione culturale e sociale. Quella dei minori. Quella delle famiglie.
Lorenzo Rosoli
Avvenire Milano, 31 maggio 2020