Una generazione sfiduciata e fragile, che non è messa in grado di guardare con serenità al futuro. È la fotografia dei giovani italiani, scattata dalla nuova edizione del Rapporto dell’Istituto Toniolo, in uscita in questi giorni nelle librerie per le edizioni “Il Mulino”. La ricerca prende in considerazione il decennio della Grande crisi economica, cominciato nel 2007 e formalmente terminato l’anno scorso. Ebbene, in questo lasso di tempo, l’incidenza dei Neet, cioè dei giovani che non studiano e non lavorano, è continuamente cresciuta, passando dal 21,3% al 29,1%. Questa genera-zione, si legge nel Rapporto Giovani del Toniolo, «è invecchiata peggiorando progressivamente la propria condizione e arrivando a superare i 30 anni di età con un carico di fragilità record in Europa.
Se nel 2007, all’età di 20-24 anni – prosegue la ricerca – il divario con la media europea era di circa 6 punti percentuali, risultava salito nel 2017, all’età di 30-34 anni, oltre i 10 punti percentuali ». In sostanza, questi ragazzi stanno diventando adulti «senza vedere sostanziali progressi nella costruzione del proprio progetti di vita», con il risultato di «di rivedere progressivamente al ribasso i propri obiettivi ma di rassegnarsi anche a non raggiungerli ». Così, più di un terzo di chi ha 30-34 anni (il 34,9% per l’esattezza, valore più alto rispetto agli altri Paesi europei), è convinto che si troverà senza lavoro nel mezzo della propria vita (a 45 anni circa), una previsione condivisa dal 12,6% di chi ha, invece, tra i 21 e i 23 anni.
A rischiare di più, come sempre, sono i giovani «in possesso di basse credenziali formative», che vivono in contesti familiari con basse risorse socioculturali e in aree con basso sviluppo e povere di opportunità. Da questo punto di vista, si legge ancora nel Rapporto del Toniolo, l’Italia risulta essere uno dei Paesi che meno riducono lo svantaggio di partenza e più lasciano amplificare le conseguenze negative, attraverso il maggior rischio di povertà educativa e il deterioramento di competenze e motivazioni prodotto dalla persistenza nella condizione di Neet.
«La chiave di lettura di questa edizione del Rapporto Giovani – spiega Alessandro Rosina, coordinatore scientifico – è quella del presente, che può essere considerato come tempo di attesa inoperosa che qualcosa accada nella propria vita, come tempo di piacere, svago e interazione con gli altri, come tempo di scelte che impegnano positivamente verso il futuro personale e collettivo. Sono soprattutto tali scelte a risultare deboli oggi nei percorsi di vita di troppi giovani italiani».
Tra le note positive del Rapporto, c’è l’importanza che i giovani assegnano alle relazioni amicali, che co-partecipano «ai processi di socializzazione» e contribuiscono a «determinare l’identità» e alla famiglia, che ha «un ruolo fondamentale nel socializzare le nuove generazioni al rispetto delle leggi e allo sviluppo di una cittadinanza attiva».
Paolo Ferrario
Avvenire, 7 maggio 2019