L’undici dicembre 1947 su proposta di alcuni costituenti, fra cui Aldo Moro, l’Assemblea che aveva appena condotto in porto la nuova Costituzione repubblicana approvò, fra applausi unanimi, un ordine del giorno con il quale si chiedeva che «senza indugio» alla conoscenza della nuova Carta fosse trovato «adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle conquiste morali e sociali ». Poi l’indugio c’è stato eccome, e c’è voluto un nuovo intervento di Moro, nel 1958, stavolta da ministro della Pubblica Istruzione, per istituire l’ora di Educazione civica nelle scuole. Si sono susseguite negli anni molte proposte di riforma, e attualmente la questione è regolata della legge 169 del 2008, a firma del ministro Mariastella Gelmini, che introdusse in via sperimentale il concetto di «Cittadinanza » non più come «materia» o «disciplina» a sé stante, ma come una sorta di filo rosso che avrebbe dovuto attraversare tutte le discipline. Di fatto solo una dichiarazione di principio, rimasta in questi 10 anni lettera morta.
Ieri, con un’iniziativa tenutasi presso la sala della Regina alla Camera dei Deputati, la questione è stata rilanciata dall’Aidu, l’associazione italiana dei docenti universitari. '70 anni di Costituzione. Una Carta da vivere', questo il tema dell’incontro, che aveva l’intento di rilanciare la legge di iniziativa popolare proposta dall’Anci, e sostenuta da molte sigle dell’associazionismo cattolico in ambito scolastico, oltre che da una nutrita pattuglia di sindaci. «Questa proposta popolare – ha spiegato il professor Alfonso Barbarisi, presidente dell’Aidu – si va ad aggiungere alle 8 di iniziativa parlamentare che ci sono, con l’intento di sollecitare una decisione, altrimenti tutta la discussione, che pure tutti dicono di condividere, resta lettera morta ». «Nel merito la proposta può non essere la migliore, ma ora si tratta di uscire dall’immobilismo, visto che in questi 10 anni nulla è stato fatto per dare attuazione alla previsione della legge Gelmini» conviene Luciano Corradini, pedagogista, storico presidente dell’Uciim e presidente emerito dell’Aidu, che da sottosegretario all’Istruzione, ai tempi del governo Dini, si occupò personalmente della questione.
All’incontro la toccante testimonianza dell’ex prefetto di Roma Carlo Mosca, che ricorda tutti i suoi giuramenti sulla Costituzione, dalla mitica “Nunziatella”, la scuola napoletana istituita dai Borbone, fino all’ultimo come giudice del Consiglio di Stato: «E quante volte – rivela – in assenza di direttive chiare, ho trovato nella Costituzione il punto di riferimento per operare la scelta giusta». E la mente corre al 'gran rifiuto' che Mosca oppose nella nota vicenda dello sgombero e della 'schedatura' all’interno dei campi rom della Capitale. Perché, conviene il deputato dem Stefano Ceccanti, «in questa sala in cui una lapide ricorda il varo delle leggi razziali, deve essere chiaro che anche in regime di democrazia possono esserci leggi contrarie al senso di umanità. Per fortuna, c’è il controllo esercitato dalla Corte Costituzionale. Ma questo non basta, se certi valori non permangono nella consapevolezza generale».
Angelo Picariello
Avvenire, 26 febbraio 2019