UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

I bimbi salvati dalla scuola in corsia

Sette centri d’eccellenza sanitaria hanno garantito percorsi di continuità didattica
11 Novembre 2020

La scuola in ospedale? È stata una via possibile e praticabile nei mesi del lockdown. Grazie al coinvolgimento di sette centri sanitari d’eccellenza che, in tutto il Paese, hanno garantito continuità didattica (insieme ai percorsi di cura) a migliaia di bambini che non potevano stare né in classe né a casa.

Il ministero della Salute presenterà oggi una mappatura di questi servizi offerti a chi soffre di malattie rare, patologie croniche o è ricoverato in reparti di oncoematologia pediatrica. Dal presidio infantile del Regina Margherita presso la Città della salute di Torino all’Azienda ospedaliera di Padova, dal Gaslini di Genova alla clinica pediatrica del San Gerardo di Monza, fino al Meyer di Firenze, il Santobono di Napoli e il Civico di Cristina e Benfratelli a Palermo, esiste infatti una piccola rete in grado di assistere bambini e ragazzi che devono già affrontare grandi sfide sanitarie. L’apprendimento a distanza ha infatti dovuto fare i conti con gli ostacoli legati alla malattia, tanto più, in un anno come questo, segnato dalla pandemia. Eppure colmare il gap aggravato dall’educazione a distanza è stato possibile, almeno secondo gli autori del rapporto che ha coinvolto, oltre ai dicasteri della Salute e dell’Istruzione, anche l’impresa sociale Con i Bambini e la Fondazione Zancan.

Il report finale, intitolato 'Crescere senza distanza', mira al contrasto della povertà educativa e parte dall’esperienza di bambine e bambini ospedalizzati a causa di gravi malattie, per arrivare alla realizzazione di un protocollo 'collaudato' in scuole di diverso ordine e grado nel Nord, nel Centro e nel Sud del nostro Paese, da mettere a disposizione di tutti. Dall’emergenza bisogna passare alla gestione della quotidianità, dunque, ben sapendo che complessivamente l’insegnamento attraverso le tecnologie ha aggravato le disuguaglianze sociali, nella scorsa primavera. Le evidenze di questo esperimento, in realtà, dicono l’opposto: per quanto riguarda la scuola in ospedale, i ragazzi e le ragazze intervistati hanno dichiarato che l’insegnamento personalizzato si è rivelato 'più proficuo' perché ha favorito l’attenzione e il confronto con l’insegnante.

Questo approccio è ritenuto fondamentale per sostenere gli studenti in un momento di difficoltà come quello della malattia, aiuta ad avere un obiettivo, a non lasciarsi andare. Incoraggia sul piano psicologico e pratico. Rispetto agli alunni della scuola primaria coinvolti «nello stress test», il 62% ha così dichiarato di apprezzare la didattica a distanza e il 91% di avere appreso cose nuove. Anche se molti di loro hanno sentito la mancanza dei propri compagni di classe (44%). Valori simili anche per la scuola secondaria di primo grado (l’86% degli intervistati dichiara di avere imparato cose nuove) e di secondo grado (al 57% degli intervistati la Dad è piaciuta).

«Questa è la prova che quando si migliora la vita di chi è in svantaggio si producono benefici per tutta la comunità – ha commentato la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa –. La scuola in ospedale è molto importante, perché restituisce una dimensione di normalità che aiuta ad affrontare meglio la malattia».

Per Marco Rossi Doria, vicepresidente di Con i Bambini, «questa fase di emergenza è un 'durante' a cui nessuno era preparato, in cui le disuguaglianze educative sono accentuate e interessano anche la didattica a distanza, comunque indispensabile nella fase emergenziale». Sulla stessa lunghezza d’onda anche la viceministra all’Istruzione, Anna Ascani, secondo cui «questo progetto ha messo a disposizione di tutti noi un prezioso patrimonio informativo che potremo utilizzare nell’ottica di un miglioramento del sistema».

Diego Motta

Avvenire, 11 novembre 2020