UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

I 50 maestri di strada e gli aiuti a chi non ce la fa

A Napoli una onlus affronta il fenomeno della dispersione scolastica
11 Febbraio 2021

I dati diffusi recentemente da Ipsos sulla dispersione scolastica parlano di 34mila studenti che hanno già lasciato la scuola dall’inizio della pandemia. Ma secondo Cesare Moreno, che con la sua onlus 'Maestri di strada' lavora da anni nella periferia orientale di Napoli, dove il tasso di dispersione è già normalmente oltre il livello di guardia, la situazione è persino peggiore. «La nostra esperienza nelle periferie napoletane, un’area notoriamente ad alto tasso di povertà educativa, ci fa pensare a un dato ancora peggiore. In ognuna delle scuole con cui collaboriamo (14, quasi tutte a Napoli Est) si sta 'viaggiando' al ritmo di 30 abbandoni. Gli studenti persi per strada nell’ultimo anno sono dunque centinaia. In condizioni 'normali' sarebbero molti di meno».

Moreno e i suoi 50 maestri di strada non si sono mai fermati dall’inizio dalla pandemia, fiutando il pericolo che essa avrebbe portato con sé a livello educativo. «Non abbiamo mai smesso di lavorare in tutti questi mesi. Ai miei collaboratori ho detto fin da marzo 2020: 'Siamo come la Croce Rossa, non possiamo fermarci'. Abbiamo preso tutte le misure di sicurezza del caso, ma siamo andati avanti, dopo aver informato le autorità. Abbiamo portato nelle case quelli che abbiamo chiamato i 'Pacchi viveri per la mente', completi di quaderni, colori, album da disegno, cancelleria, pasta modellabile, uova di Pasqua e tablet. Abbiamo cercato soprattutto di tenere vivi i 'riti' che si sono persi nell’anno scolastico precedente e in quello in corso». I maestri di strada hanno soprattutto continuato a fare ciò che normalmente fanno. La mattina vanno nelle scuole con cui collaborano per portare avanti i laboratori, il pomeriggio si trasferiscono nel loro 'quartier generale' – una vecchia scuola dimessa – dove cercano di portare avanti la loro idea di 'scuola comunitaria', dove «mi accorgo di chi non ce la fa e lo soccorro».

Sotto accusa adesso è ovviamente la Didattica a distanza. «Negli ultimi mesi ha avuto luogo una 'dispersione' della stessa scuola – dice Moreno –. In alcuni casi la Dad non è nemmeno partita. Abbiamo insegnanti che predicano quotidianamente contro Internet e ora sono diventati paladini della Rete e delle opportunità che essa offre in termini di didattica. La Dad invece andrebbe fatta con un’adeguata preparazione, che richiede tempo e impegno». Secondo questo maestro di strada, non bisogna pensare allo studente che lascia la scuola necessariamente come a un ragazzo 'difficile' o con problemi di natura psichica. «Anzi, spesso gli 'evasori' scolastici sono quelli più svegli all’interno della classe. Semplicemente tanti alunni non riescono a indossare un vestito che non è fatto su misura per loro».

Antonio Averaimo

Avvenire, 11 febbraio 2021