Papa Francesco da tempo invita a non lasciarsi travolgere dalla «globalizzazione dell’indifferenza » ma ad accogliere chi ha bisogno, in particolare i migranti. A questo invito abbiamo risposto quando l’attualità ha bussato alla porta della nostra scuola, l’istituto Pietro Leone di Caltanissetta, sostenuti dalla dirigente Laura Zurli, e insieme abbiamo costruito il progetto 'Scuola e persona'.
Abbiamo accolto in seconda media 12 minori non accompagnati di origine africana, facendo i conti con un ambiente popolato di paure e pregiudizi ma anche con tante disponibilità. Sin dai primi giorni abbiamo preparato l’accoglienza: gli alunni che avevano già fatto un percorso intitolato 'Cibo che unisce' hanno preparato torte con bandiere dei Paesi di provenienza dei nuovi arrivati. Inoltre è stato realizzato un piccolo percorso con disegni di mani in ciascuno delle quali abbiamo scritto alcune semplici funzioni comunicative (come ti chiami? da dove provieni? io mi chiamo..., e così via) in italiano e in varie altre lingue.
All’inizio alcuni genitori, magari suggestionati dai media, temevano per la 'sicurezza' dei figli. Ma poi, conoscendo i ragazzi stranieri di persona, hanno cambiato lo sguardo ed è diventato naturale invitarli alle feste di compleanno o a pranzo. Quanto agli alunni, l’evoluzione è stata ancor più immediata: diversi dei più grandi si sono prestati spontaneamente a fare come da tutor ai coetanei africani, senza nemmeno chel’insegnante lo richiedesse.
Grazie al lavoro dei docenti e al tutoraggio dei compagni, i ragazzi stranieri da un possesso della lingua italiana di livello zero sono saliti al livello A2; la grande voglia di farcela ha supplito alle difficoltà oggettive degli inizi. Ma tutte le attività svolte sono state caratterizzate dallo scambio reciproco tra le culture, che ha condotto alla scoperta per tutti di un’identità arricchita senza cancellare le rispettive origini.
Nel pomeriggio i ragazzi si incontravano per cucinare cibi dei vari Paesi e mangiarli insieme. Si scambiavano lingue e informazioni e tutto si concludeva con un gioco didattico che verificava le competenze acquisite in giornata. Quando è capitato, anche a mo’ di ringraziamento per l’aiuto ricevuto, i ragazzi stranieri insieme ai compagni e a un genitore hanno partecipato come volontari alla Colletta alimentare.
Alcuni di loro sono anche diventati protagonisti di un video nella mostra 'Nuove generazioni: i volti giovani del-l’Italia multietnica' inaugurata al Meeting di Rimini e che sta girando molte scuole per raccontare storie di successo. A fine maggio abbiamo ospitato la mostra e un convegno su 'Inclusione e valorizzazione della persona: una sfida possibile', dove genitori, alunni, docenti e coloro che operano nell’accoglienza (Caritas, Movi, parrocchie, comunità) hanno testimoniato che questa sfida non solo è possibile ma arricchisce la persona e la convivenza. Jou, originario del Mali, di tradizione musulmana, ha voluto pubblicamente ringraziare tutti perché si è sentito amato e accoltoe ha trovato nella scuola una famiglia. Abbiamo documentato queste esperienze nel video 'Il dono che fa crescere', classificatosi al secondo posto nel concorso bandito dall’Istituto Italiano Donazione e dal Ministero dell’Istruzione. Per questo alcuni alunni, compresi tre stranieri, sono stati ricevuti in udienza dal Papa in rappresentanza dei diecimila coinvolti nel
contest'Donare mi dona', in occasione della Giornata del dono. Ha proprio ragione il pontefice: «L’esperienza del dono è educativa, fa crescere umanamente e spiritualmente aprendo la mente e il cuore agli ampi spazi della fraternità e della condivisione. Così si costruisce la civiltàdell’amore».