Eduardo conclude con questa battuta la commedia “Napoli milionaria” riferendosi alla figlia, che potrebbe non sopravvivere alla notte. Ama’, nun saccio pecché, ma chella criatura ca sta llà dinto me fa penza’ a ‘o Paese nuosto. Tutto dipende dall’efficacia della penicillina offerta gratuitamente – perché come vedete, chi prima e chi dopo deve, ad un certo punto, bussare alla porta dell’altro – dal ragioniere Spasiano, finito in rovina proprio a causa del mercato nero con cui si era arricchita Amalia, moglie di Gennaro, il protagonista.
Si tratta di una frase gigantesca e magnifica che apre alla speranza. Non è attesa inerte, ma il simbolo di chi inizia una severa revisione di sé e si orienta al ripensamento decisivo, attende giustizia e pace, punta lo sguardo all’arrivo dell’alba, al trionfo del bene, alla nascita del mondo nuovo.
Anche la scuola, come tutto il Paese ma più di altre realtà, ha da passà ‘a nuttata. È una notte pensosa quella che devono trascorrere Gennaro ed Amalia, mentre attendono che la medicina faccia l’effetto sperato. La scuola è in mezzo a questa notte di ricostruzione. Come Amalia Jovine è chiamata a riflettere sul suo cammino passato – Ch’è ssuccieso… ch’è ssuccieso… ripete – a immaginare e organizzare un tempo nuovo. Domani nulla potrà essere come prima nella famiglia Jovine. Quando l’alba verrà, molte cose dovranno cambiare. E si Rituccia dimane sta meglio, t’accumpagno io stesso ‘a Cumpagnia d’ ‘o Gas, e tuorne a piglia’ servizio dice Gennaro al figlio Amedeo che aveva perduto se stesso dietro facili guadagni.
Una notte di pensieri in cui la scuola, in tutte le persone che la abitano, può ritrovare se stessa e ripartire da ciò che conta.
L’emergenza in corso ha messo in una durissima prova insegnanti e dirigenti. Verso loro deve levarsi un vibrante e commosso ringraziamento da parte di tutti coloro che sanno leggere oltre la superficie delle cose. Con spirito di servizio, oltre il loro dovere, lavorando 13-14 ore al giorno, molti insegnanti e dirigenti si sono messi a scudo umano perché per i loro studenti questo non fosse soltanto un tempo di disorientamento e di noia e vuoto interiore. Hanno riempito la loro vita di contenuti, di profondità, di opportunità, di fiabe per i più piccoli. Tra loro, il ringraziamento più alto va rivolto agli insegnanti finora meno abituati alla tecnologia che, silenziosamente, senza cercare ricompensa alle loro fatiche in occasioni di visibilità collegiale, si sono messi in gioco su una piattaforma telematica o su qualsiasi altro strumento fosse utile per i loro studenti.
Nel silenzio surreale delle nostre città, la riflessione si apre e un tempo nuovo può essere costruito. Dipende da noi.
Recitavo e sentivo attorno a me un silenzio assoluto, terribile. Quando dissi l’ultima battuta, la battuta finale: “Ha da passà ’a nuttata”, e scese il pesante velario, ci fu un silenzio ancora, per otto, dieci secondi, poi scoppiò un applauso furioso, e anche un pianto irrefrenabile.
Edoardo Baroncelli
Direttore della Pastorale per l’Educazione, la Scuola e l’Università - Diocesi di Pistoia
(dal Settimanale “La Vita” del 5 aprile 2020)