UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Gli studenti fuorisede: Milano sia più accogliente

In Cattolica l’incontro Fuori@casa per iniziativa delle Pastorali giovanili di Puglia e Sicilia: è emersa la necessità di alloggi ma anche di occasioni d’incontro
14 Novembre 2022

È di sicuro un appello a fare di Milano una città più accogliente per gli studenti universitari fuorisede quello emerso con forza ieri dall’incontro «Fuori@casa», svoltosi all’Università Cattolica su iniziativa delle Pastorali giovanili regionali di Puglia e Sicilia in collaborazione con quella ambrosiana. Un appello che si traduce in una serie di richieste e di proposte rivolte sia alla comunità e alla Chiesa cittadina che ai giovani provenienti da lontano: da un lato l’invito ad affrontare in maniera efficace la questione degli alloggi mancanti, degli affitti proibitivi, dell’aumento dell’offerta di posti nei collegi, dall’altro il suggerimento di «accogliere per primi la cultura e le occasioni offerte dalla realtà milanese, senza vivere il periodo di studio in città pensando solo a ciò che si è lasciato a casa nella propria terra di origine», perché questo atteggiamento rischia di «divorare il presente», come ha sottolineato il filosofo Silvano Petrosino, docente all’Università Cattolica.

A confrontarsi con il professore ieri mattina c’era Mario Scucces, musicista, laureato al Conservatorio di Milano e originario di Vittoria (Ragusa). Un dibattito che ha visto al centro proprio il tema dell’accoglienza e che ha messo in luce diversi nodi critici dell’esperienza di chi si trova nel capoluogo lombardo per motivi di studio. Milano, ha sottolineato Petrosino, «come tutte le grandi città del primo mondo, è una città “violenta” per chi viene da fuori, non per un numero alto di crimini, ma perché impone ritmi impossibili, con i suoi controlli, e il suo ordine nel quale è sempre più difficile vivere». Eppure, ha aggiunto il filosofo, «Milano offre anche occasioni magnifiche, per cui agli studenti che vengono da fuori dico: forza, perché il capoluogo lombardo non è solo happy hour e palestra, ma molto molto di più». Una risposta alla domanda posta da Scucces che nella sua terra di origine viveva in prima persona l’impegno della Chiesa locale nell’accoglienza dei migranti - su come poter «andare di fretta verso ciò che conta senza vivere di fretta di fronte a tutto ciò che si trova a Milano».

Ad ascoltare il dibattito c’erano anche il vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, e il vescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi (originario di Lecco). Per i due presuli gli incontri vissuti venerdì e ieri devono essere l’inizio di un processo, di un cammino di attenzione agli studenti fuorisede, che hanno bisogno di essere accompagnati, sia dalle loro comunità di origine che da quelle che li accolgono durante i loro percorsi universitari. E ad aprire l’appuntamento milanese, venerdì sera, è stata una serata di preghiera nella Basilica di Sant’Ambrogio, seguita da una festa nel vicino oratorio, dove i giovani presenti sono stati raggiunti anche dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini.

A fare sintesi delle richieste emerse durante l’incontro e rivolgerle alla stessa comunità ambrosiana, infine, sono stati i responsabili della pastorale giovanile milanese, don Marco Fusi e don Stefano Guidi. «Quella ambrosiana è da sempre una “Chiesa dalle genti” - ha sottolineato don Fusi - capace di farsi trasformare da chi arriva. Tutti, però, dobbiamo impegnarci per aiutare gli studenti a radicarsi nella città che li accoglie».

Matteo Liut

Avvenire, 13 novembre 2022