Gli smartphone regalano immagini a Instagram. Le facce felici. I sorrisi. I segni della croce. La scuola di formazione a tratti assomiglia a una grande festa. C’è rumore al 'Pala Dean Martin'. Il rumore delle musiche sparate a tutto volume e dei dialetti che si accavallano. Alle nove di mattina il palazzetto di Montesilvano è uno stadio colorato. I cori. Le ole. La spensieratezza. Lo studio che si lega alla vita. Un grande monitor spiega il senso di questa tre giorni degli studenti dell’Azione Cattolica: interrogare la realtà, mettere la testa sulle grandi questioni.
«Questi ragazzi vogliono capire. Partecipare. Esserci», dicono a una sola voce Adelaide Iacobelli e Lorenzo Zardi, i giovani leader del movimento studentesco dell’Ac. «Già, vogliono risposte ai loro interrogativi. Perché si può morire in fondo al mare in una intollerabile indifferenza? Perché sembra quasi una colpa essere nati dalla parte 'sbagliata' del Mediterraneo? Perché l’Europa è così in affanno e spesso l’egoismo ruba la scena alla solidarietà? E perché il destino del nostro pianeta pare interessare solo noi giovani?». Ecco le tre priorità: Europa, dignità umana, ambiente.
Anche i libri esposti su un grande tavolo al fianco di gadget e magliette aiutano a capire. Guardiamo le copertine. Il volto nero e gli occhi tristi di Blessing Okoedion per riflettere sull’inferno della tratta e sul grande tema dei migranti. Lo sguardo severo di papa Francesco e il suo grido contro la corruzione. Poi una bandiera europea e un nome, Robert Schuman, uno dei grandi padri dell’Europa unita. Adelaide parte da qui. «È vero, l’Europa fatica. È vero l’Europa è sempre attenta ai decimali di Pil e spesso distratta sui valori e sui diritti. Ma non è vero che ci ha tolto. L’Europa ci ha dato». Dato? Adelaide annuisce: «Sì, ci ha dato la pace».
Sessanta minuti più tardi Romano Prodi, in piedi davanti ai 1.802 studenti dell’Azione cattolica arrivati a Montesilvano da 154 diocesi, riparte da quella parola e la trasforma in una equazione. «Europa uguale pace». I giovani capiscono ma il Prof insiste. Racconta un 'faccia a faccia' di tanti anni fa con il Cancelliere tedesco Helmut Kohl. L’Europa che procedeva verso l’unità e i dubbi della Germania. Erano gli anni del marco forte e le resistenze di settori del mondo economico- politico finanziario tedesco erano inevitabili. «Interrogai Helmut con una domanda facile: perché credi nell’euro? Lui mi rispose così: perché mio fratello è morto in guerra». I ragazzi applaudono. Prodi va avanti. «Sono più di settant’anni senza guerra. Tre generazioni. Questa è l’Europa». È una 'lezione' che coinvolge. «Mi sono accorto che quelli che sono qui non hanno conosciuto la lira. Ci ho pensato con emozione... Voi avete solo opportunità. Oggi non ci sono le dogane e i confini, c’è l’Erasmus. E poi Europa vuol dire istruzione. Salute. Viviamo quattro anni in più dei potentissimi americani e sapete perché? Perché in Europa c’è un welfare state che ci protegge mentre in America senza assicurazione non ti operano».
È una mattinata lunga. Intensa. Sono le testimonianze a scandire i tempi. Domenico Natale, 18 anni viene da Bari, ascolta, annuisce, prende appunti. Sul palco ora c’è Marie Terese Mukamitsindo. «Io credo in due comandamenti: amare Dio e amare il prossimo». Parole semplici. I ragazzi applaudono quasi commossi questa donna vestita con un abito colorato capace di parlare chiaro. Marie Terese racconta la sua storia. La fuga dal Rwanda nel 1996. L’Italia. I quattro anni nel centro di accoglienza. Poi la nuova vita fino al premio come migliore imprenditrice immigrata dell’anno, grazie al successo della sua cooperativa Karibu, che offre ai richiedenti asilo accoglienza e opportunità di lavoro. La sua non è una lezione. È una testimonianza. Fatta di immagini e di domande. Una la lascia scritta su una grande lavagna: chi è il tuo prossimo? Le ore passano veloci. Il fisico Roberto Battiston (è stato presidente dell’Agenzia spaziale italiana) parla di ambiente e ricorda papa Francesco: «Sulla questione ambientale non c’è spazio per l’ipocrisia. Madre Natura ha una memoria da elefante: è attenta a ogni nostra azione e poi ci presenta il conto».
In un angolo del palazzetto, Matteo Truffelli, il presidente nazionale dell’Azione cattolica, fa un primo bilancio aspettando le conclusioni di oggi e la messa celebrata da monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei e vescovo di Fabriano- Matelica. «Gli studenti sanno mettere passione, amore intelligenza, vitalità per costruire un mondo diverso. Più solidale e più giusto. Consapevoli che quello che succederà dipenderà molto anche da loro ». Maria, diciassette anni, maglietta e jeans strappati, ci mostra un libro. Sulla copertina c’è la foto di Pier Giorgio Frassati, uno studente dell’Ac proclamato beato da Giovanni Paolo II. E una scritta: vivere, non vivacchiare.
Arturo Celletti
Avvenire, 10 marzo 2019