Una rete di “scuole sentinella” per sorvegliare l’epidemia. È la strategia messa in campo in un documento indirizzato a tutte le istituzioni scolastiche, messo a punto dall’Istituto superiore di Sanità, dai ministeri della Salute e dell’Istruzione, dall’Inail, dalla Fondazione “Bruno Kessler”, in collaborazione con il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Francesco Paolo Figliuolo. «Il documento – si legge in una nota – declina le misure di prevenzione per l’imminente anno scolastico come il distanziamento di almeno un metro fra i banchi, l’uso delle mascherine chirurgiche, sopra i sei anni, anche da seduti, la necessità di un frequente ricambio d’aria».
Accanto al documento strategico è stato inoltre preparato, in stretta collaborazione con le Regioni e con esperti del settore, un Piano di monitoraggio della circolazione del Covid-19 destinato alla scuola primaria e secondaria di primo grado, al fine di sorvegliare, attraverso, appunto, una “rete di scuole sentinella” la diffusione del virus in ambito scolastico anche in soggetti asintomatici.
«Il piano – specifica la nota – prevede test molecolari salivari condotti, su base volontaria, su alunni nella fascia di età 6-14. Le “scuole sentinella” saranno indicate dalle autorità sanitarie regionali in collaborazione con gli uffici scolastici. La campagna coinvolgerà almeno 55mila alunni ogni 15 giorni e sarà supportata dalla Struttura commissariale. Intanto, a poco più di dieci giorni dalla ripresa delle lezioni, fissato per il 13 settembre, sono ancora numerosi i nodi da sciogliere, tanto che i presidi, dopo un vertice con il ministero dell’Istruzione, parlano già di «nebbie autunnali».
In cima alla lista dei problemi, i dirigenti scolastici mettono la gestione di eventuali casi di positività, con conseguente quarantena e ritorno della didattica a distanza. Indicazioni precise dovrebbero arrivare a breve dal Comitato tecnico scientifico, ma intanto le regole attuali dicono che, se in classe si registra un caso di positività, scatta la quarantena di 7 giorni per gli studenti vaccinati e di 10 giorni per i non vaccinati. «È evidente – sottolinea il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – che in questo periodo in cui saranno a casa si dovrà tornare in Dad. Ho più volte lanciato l’idea che il Cts consideri, se possibile, accorciare questi tempi in considerazione del numero sempre più alto di alunni vaccinati».
Stando agli ultimi dati, il 40,24% dei ragazzi tra i 12 e i 15 anni ha ricevuto la prima dose o la dose unica e il 15,66% ha completato il ciclo vaccinale, mentre il 59,76% è ancora in attesa della prima dose o della dose unica. Per quanto riguarda i 16-19enni, il 67,45% ha ricevuto la prima dose o la dose unica, il 44,54% ha completato il ciclo vaccinale e il 32,55% ancora non si è sottoposto alla profilassi. Infine, nelle ultime settimane la campagna vaccinale ha subito una forte accelerazione tra il personale scolastico, anche alla luce dell’obbligatorietà di esibire il Green pass in vigore da ieri. Oltre il 90% dei lavoratori della scuola è vaccinato, mentre il 9,55% deve ancora ricevere la prima dose.
Le criticità legate alla ripresa delle attività scolastiche sono evidenziate anche dall’Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis), che sottolinea le forti preoccupazioni per i contenziosi legati all’introduzione dell’obbligo di Green pass per il personale scolastico, con le relative sanzioni per gli inadempienti. Anche di questo si è parlato nell’incontro di martedì con il Ministero. «Un’iniziativa fortemente voluta dal ministro Bianchi, certamente utile e opportuna, perché ha consentito di esaminare molte delle problematiche che la scuola dovrà affrontare», commenta il presidente nazionale di Andis, Paolino Marotta. «Certo non si è trattato di un incontro esaustivo – aggiunge Marotta – perché non ha dissolto tutte le preoccupazioni che i presidi ancora manifestano nelle diverse chat di gruppo. Siamo su un treno in corsa e la prospettiva non è ancora chiara».
Intanto, il sindacato autonomo Anief, che non ha firmato il Protocollo di sicurezza per la ripresa delle lezioni in presenza, ha confermato lo sciopero nazionale in occasione del primo giorno di lezioni. Secondo Anief, non sarà possibile iniziare l’anno con tutti i docenti in cattedra: mancano 300mila supplenti e 50mila insegnanti neo assunti non possono prendere servizio perché sprovvisti di certificazione verde. «Si sta rientrando a scuola in condizioni altamente precarie e senza la sbandierata sicurezza sanitaria e preventiva necessaria in un contesto pandemico – commenta il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico –: bisogna agire diversamente, mettendo mano ai numeri degli alunni per classe, aumentando le metrature delle aule e la quantità di personale».
Paolo Ferrario
Avvenire, 2 settembre 2021