Domani alle 11 nell’Auditorium Santa Clelia della Curia arcivescovile (Via Altabella, 6), verrà presentato il Report con i risultati del progetto «Giovani protagonisti» 2024/25, sul tema «Tra scuola e società», realizzato da Marialuisa Villani e Riccardo Prandini dell’Unibo, con l’obiettivo di offrire una lettura multilivello dell’esperienza studentesca per una riprogettazione educativa.
Il progetto è promosso da Tavolo delle dipendenze e Ufficio di Pastorale scolastica. Intervengono: il cardinale Zuppi; il dirigente scolastico Manganaro e gli studenti dell’Istituto Belluzzi-Fioravanti; Prandini; Bruno di Palma, direttore generale Usr Er; gli assessori comunale Daniele Ara e regionale Isabella Conti. «”Giovani Protagonisti” - spiega Teresa Marzocchi, del Tavolo sulle dipendenze è il tentativo di avviare percorsi di contrasto alle tante manifestazioni di disagio giovanile (fenomeni di ritiro sociale, dispersione scolastica, nuove dipendenze patologiche, episodi di violenza) offrendo occasioni educative e sociali che abilitino, nei giovani, la possibilità di essere protagonisti e di avere gli strumenti per scegliere, al meglio, il loro futuro».
La ricerca, effettuata nell’Istituto Tecnico «Belluzzi- Fioravanti», si è sviluppata su due livelli di analisi. Nella prima fase, un’indagine quantitativa, gli studenti hanno compilato un questionario per valutare il progetto in termini di partecipazione, impatto percepito e competenze sviluppate. È stato accolto dai più positivamente, ma sono emerse alcune criticità. Le studentesse sono apparse meno coinvolte, il che può essere attribuito alla natura più introspettiva rispetto ai coetanei maschi o perché presenti in minoranza negli Istituti Tecnici che, per aspettative di ruolo o proposte educative, sembrano intercettare meno i bisogni delle ragazze. Gli studenti con cittadinanza straniera o doppia si sono sentiti molto più coinvolti nel progetto rispetto al solito.
La seconda fase ha previsto un’indagine qualitativa, attraverso quattro Focus group, per approfondire i temi in parte già trattati nel questionario. Dalle riflessioni dei ragazzi sono emersi alcuni problemi. Gli studenti lamentano la mancanza di spazi sociali, civici e politici al di fuori della stretta cerchia di amici: vedono la scuola unicamente come uno spazio in cui vengono imposte delle regole e si avverte la grande distanza con i docenti, che utilizzano metodi di insegnamento non adeguati alle richieste degli alunni. Servono, dunque, spazi per la partecipazione studentesca, tra cui forme meno convenzionali, come l’occupazione o l’azione simbolica.
A questo proposito, gli studenti hanno lamentato le mancanze del corpo docente nell’elaborazione del lutto per il compagno morto: le proposte per ricordarlo, come la realizzazione di un murale, pur accolte, non sono state realizzate. Alcuni docenti poi sono stati accusati di episodi di discriminazione verbale, spesso dai toni razzisti: servono momenti di autoriflessione professionale per il corpo docente sulle dinamiche di potere, il riconoscimento della diversità e la gestione del conflitto. In altre parole, secondo l’etimologia latina, i docenti devono essere soprattutto «insegnanti», cioè figure capaci di lasciare un segno positivo nella crescita dei loro studenti. Le regole scolastiche devono essere percepite come «strumenti di equità, e non come dispositivi punitivi o discrezionali», come cita il report. Occorrono, infine, spazi di ascolto anche per gli studenti, un luogo dove poter essere formati all’educazione affettiva o civica, per migliorare le relazioni sociali e aumentare il coinvolgimento civico che gli studenti vivranno nel loro futuro. (J.N.)
Bologna Sette, 18 maggio 2025