Aumentano il consumo di droghe - anche quelle “nuove”, come i cannabinoidi artificiali - di alcol e la violenza sui più deboli. È questo, in sintesi, il quadro tutt’altro che confortante dell’indagine conoscitiva della commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, presentata ieri in Senato su iniziativa della presidente Michela Vittoria Brambilla. I dati presentati, contenuti nell'ultima relazione al Parlamento del Dipartimento politiche antidroga, sono a dir poco eloquenti.
Il consumo di sostanze psicoattive nei giovani tra i 15 e i 19 anni è aumentato rispetto all'anno precedente: quasi 960mila ragazzi, pari al 39% della popolazione studentesca, riferiscono di aver consumato una sostanza psicoattiva illegale almeno una volta nella vita e oltre 680 mila (28%) nel corso dell'ultimo anno. E i minorenni risultano sempre più coinvolti anche nella produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, con l’aumento del 10% nelle relative denunce.
Preoccupante anche l'andamento del consumo di alcol: il 3,4% degli studenti ha consumato 5 o più bevande alcoliche consecutivamente o fuori pasto; mentre il 13,1% ha dichiarato un consumo occasionale». Il quadro che ne viene fuori è quello di un numero sempre maggiore di ragazzini in età scolare dipendenti dall'alcol e dalle droghe, con inclinazioni a commettere reati e a fare gruppo per bullizzare coetanei indifesi. L’ulteriore novità emersa, in tema di consumo di alcol, risiede nel fatto che se prima veniva inquadrato come un comportamento tipicamente maschile, nel 2023 sono state soprattutto le ragazze ad aver consumato in eccesso bevande alcoliche.
l sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, intervenuto alla presentazione, ha sottolineato l’unificazione dei fondi per la lotta alle dipendenze, con lo stanziamento di 94 milioni complessivi. Inoltre, il Consiglio dei ministri di ieri - su proposta della premier Giorgia Meloni - ha deliberato che i 63,6 milioni dell’8xmille statale saranno investiti nel «recupero dalle dipendenze patologiche». La Commissione ha analizzato poi il caso Caivano e, più in generale, «i contesti periferici, ovvero di zone sia esterne che al centro della città, in cui le famiglie sono sempre più povere e i bambini e i ragazzi sempre più vulnerabili. Zone densamente abitate, in cui la povertà di bambini e adolescenti, cresciuti in famiglie deprivate, è non solo più invisibile, perché spesso occultata» dal nucleo familiare, «ma anche estrema, in quanto legata alla diseguaglianza nell'istruzione, all'accesso al lavoro e alle chance di vita futura».
Su questo aspetto, il sottosegretario Mantovano, ha detto: «A Caivano stiamo sperimentando un metodo che potrà essere applicato ad altre zone di degrado e che porta a rafforzare nei giovani gli anticorpi contro le dipendenze e che prospetta elementi di speranza concreta». All’illustrazione dei dati era presente anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha definito il disagio giovanile «figlio di tante cause, una tra tutte la tecnologia che avanza. Oggi le risposte si cercano nei telefonini, nei social e ciò dipende anche dalla decadenza delle credenze, religiose o laiche, e quindi dalla mancanza di punti di riferimento, anche nelle nuove famiglie allargate che lasciano spesso un po' disorientati i ragazzi».
La ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccella, ha messo in evidenza due dati: «Il primo accesso ai siti pornografici, che oggi avviene a 6-7 anni» e il fatto che «la quantità di figli unici crea il fenomeno della solitudine giovanile». Per Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, «la famiglia, in quanto primo ambiente di crescita e protezione, deve essere messa nelle condizioni di supportare adeguatamente i propri figli, attraverso una rete di interventi educativi e preventivi a livello sociale, scolastico e istituzionale».
Igor Traboni
Avvenire, 4 dicembre 2024