È Giancarlo Frare il nuovo presidente nazionale dall’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc). Lo ha eletto il XVIII congresso nazionale che si è tenuto a Roma dal 2 al 4 marzo 2018. Il neo presidente è nato nel 1957 a Treviso, è sposato e padre di 4 figli. Negli ultimi sei anni è stato il vicepresidente nazionale dell’Agesc. Il nuovo presidente ha posto l’accento sulla necessità di declinare la crescita mantenendo uno stretto rapporto tra passato e futuro.
«L’Agesc oggi è di fronte ad una doppia sfida – ha detto Frare –: operare in una società pervasa da culture e visioni diverse e contemporaneamente promuovere una scuola cattolica che sembra aver perso senso in questa realtà. Tra scuola paritaria e statale valorizzazione delle differenze e della vera libertà di scelta educativa garantita dalla Costituzione». Vice presidente del nuovo esecutivo è Claudio Masotti, di Milano, già responsabile delle relazioni internazionali nei 6 anni precedenti e ora vice presidente European parent’s association.
Oggi c’è un ulteriore mondo – oltre alla vita reale – a rendere complesso il ruolo dei genitori: il digitale. Un contesto di opportunità e rischi in cui i ragazzi sono ormai immersi, ma che adesso gli adulti devono aiutare a governare. Parte proprio dal protagonismo delle mamme e dei papà nella nuova sfida educativa di fronte alla rivoluzione internet, il XVIII congresso nazionale Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche) iniziato ieri a Roma e che si concluderà domenica 4 marzo. Un fenomeno che segna appunto «un cambio d’epoca», ma anche un’ulteriore «sfida educativa per i genitori che vogliamo accogliere» – esordisce il presidente nazionale Roberto Gontero – diventando modelli e testimoni comportamentali per i figli. E arrivando a trasmettere anche in rete valori come «dialogo, solidarietà e rispetto». Pure in questo campo non viene meno il patto di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia su cui centra il suo messaggio di saluto il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, ricordando che «la scuola è il luogo in cui educhiamo alla cittadinanza attiva, alle responsabilità condivise e quindi al rispetto».
Un percorso che inizia tuttavia a casa, in cui si assiste ad «un’ibridizzazione delle relazioni familiari », le definisce Francesco Belletti, direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia); una nuova realtà «in cui il rapporto faccia a faccia si mescola con le connessioni allacciate tra i vari media». Una situazione che, per lui, va gestita soprattutto «con l’educazione alla libertà, alla responsabilità e alla verità» e «non arrendendosi al cambiamento ». Anche perché chi pensa che «la dieta mediatica dei bambini non avrà conseguenze nelle età successive è miope», gli fa eco la responsabile del centro studi Caritas di Roma Elisa Manna, per cui è necessario puntare sull’educazione ai media, accanto a una rinnovata «alleanza tra scuola, famiglia, società e parrocchie basata sulla trasmissione di valori, sul dialogo e sull’ascolto ». Gli adulti di oggi, «una generazione di mezzo» la considera la ricercatrice dell’Istituto terapia cognitivo-interpersonale Mariangela Treglia, sono però dotati di una mentalità pre-digitale che non bilancia ancora i figli nativi- digitali. Ma questo dislivello rischia di far crescere figli «orfani di maestri». Ecco perché, conclude la psicologa, servono genitori «capaci di stare con i figli in una relazione autentica». Vista perciò la complessità della comunicazione multimediale, dice infatti il giornalista Rai e docente della Luiss Francesco Giorgino, «occorre puntare su nuove alleanze strategiche tra le diverse agenzie educative e un potenziamento della media education».
Alessia Guerrieri
Avvenire, 3 marzo 2018