Nei primi giorni di settembre, mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, è intervenuto in due importanti convegni, per proporre una riflessione sul significato della ricerca scientifica e sulla figura di Gesù educatore.
“Chi si occupa di etica e di religione dovrebbe imparare a sua volta ad apprezzare la necessità di conoscere i dati e i metodi che la scienza, con la sua razionalità critica, mette a disposizione svelando i meccanismi e le effettive articolazioni della realtà”: così ha esordito il vescovo introducendo il Forum su “Ricerca, sviluppo e bene comune” che si è tenuto a Roma, all’interno delle iniziative per il Giubileo del mondo universitario, l’8 settembre 2016. “La ricerca si sporge sull’infinito – ha proseguito –, lo assale con ardimento spostando continuamente in avanti il confine che lo separa da esso e allo stesso tempo ve lo congiunge. Sta qui la radice e l’anima della ricerca e della conoscenza scientifica, e nello stesso tempo il motivo del suo originario rapporto con il divino”. Il riferimento a Dio, però, “invita a non perdere l’umiltà di chi lucidamente avverte la sproporzione tra il sapere e la ricerca, da un lato, e la totalità del mistero dell’essere, dall’altro; soprattutto invita ciascun ricercatore a non assolutizzare la propria ricerca, poiché ogni approccio scientifico è un ingresso tra altri nel mistero della realtà, non l’unico, e deve sempre di nuovo dare prova di sé nel dialogo tra i saperi e nel confronto con le altre discipline”.
“Gesù educatore tra Ebraismo e Cristianesimo” è invece il titolo della relazione tenuta da mons. Crociata al convegno su “Le religioni come sistemi educativi. Il Cristianesimo”, promosso a Roma dalla Facoltà Valdese il 7 settembre 2016. Più che ricercare gli elementi di una pedagogia gesuana – ha spiegato – il contributo peculiare che possiamo raccogliere al riguardo consiste “nel riflesso o nel senso educativo del ‘progetto’ di Gesù. Un progetto interamente centrato sulla volontà originaria di Dio e sul suo disegno di salvezza per Israele e per mezzo di Israele. La figura di uomo plasmata da tale progetto è esattamente l’esito, sul piano educativo, della identità che Gesù possiede e della missione che egli sente di dovere svolgere”. Come educatore, infatti, Gesù non può essere compreso a prescindere dalla totalità della sua vicenda, fino alla morte, alla risurrezione e all’invio dello Spirito: “L’influsso educativo esercitato dalla sua persona non si limita a ciò che egli ha insegnato o compiuto, ma comprende una interazione con la libertà di chi lo incontra, ne ascolta la parola, percepisce la presenza del suo Spirito”.