È stato il tema della «comunicazione» – soprattutto «non violenta» – al centro del momento pubblico vissuto ieri pomeriggio a Pescara dal Consiglio nazionale dell’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc). «Abbiamo voluto affrontare le sfide motivazionali dell’Agesc – spiega il presidente nazionale Giancarlo Frare – perché crediamo profondamente nella formazione per la nostra missione associativa». E «nel momento pubblico abbiamo scelto la comunicazione non violenta come obiettivo sia al nostro interno che verso l’esterno: un modello per trasformare l’ostilità in capacità mediale diffusa ed efficace di comunicare il bene».
Tema quanto mai urgente visto anche alcuni episodi tutt’altro che edificante che hanno visto protagonisti dei genitori nella scuola. «Abbiamo affidato al motivatore Massimiliano Tavolacci il compito di stimolare la riflessione e approfondire la consapevolezza del nostro ruolo di genitori – aggiunge Frare –. Vogliamo difendere la libertà di scelta educativa prima di tutto con la nostra testimonianza cristiana, valore autentico per comunicare in modo trasversale con i genitori come noi, con i nostri figli, la scuola, le istituzioni e il mondo associativo».
Ecco allora l’intervento di Massimiliano Padula, presidente del Coordinamento delle associazioni per la comunicazione che ha ragionato proprio sulla comunicazione non violenta, attraverso una «formazione attenta e adeguata alle istanze di una contemporaneità sempre più orientata dalle logiche della Rete», perché «la cultura digitale mette a dura prova i tradizionali “assetti genitoriali” richiamando madri e padri a una maggiore attenzione e responsabilità». Da qui l’invito alle agenzie educative affinché «lavorino insieme per contribuire a costruire una 'società del farsi carico', in cui genitori, figli, insegnanti possano, ognuno con le proprie peculiarità e competenze, limare le derive che la cronaca ci racconta».
Enrico Lenzi
Avvenire, 21 ottobre 2018