UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Generazioni unite oltre la pandemia

Da Milano a Padova, da Bologna a Palermo, giovani in campo tra solidarietà e impegno per aiutare gli altri a superare le incertezze di questo periodo
19 Gennaio 2022

Vivono distanziati, ma non vogliono rimanere distanti. Hanno imparato a fare i conti con Dad e didattica integrata, ma si tengono strette le occasioni d’incontro in presenza. E anche le piccole cose - piantare insieme un seme nel giardino della scuola - per loro hanno valore. Li guarda ritrovarsi in cortile, mascherina sul volto, composti e senza eccessi, il direttore della scuola salesiana di Sesto San Giovanni (Mi), don Elio Cesari. Nel marasma della gestione di circolari, tamponi e quarantene che intasano la burocrazia scolastica di un plesso grande come quello alle porte di Milano con 2.800 studenti, la sua preoccupazione maggiore sono loro, i ragazzi. Con i sogni fermi in attesa in una stazione deserta, e intanto le regole da seguire, i doveri che non vengono meno, gli svaghi ridotti a poca cosa. «Stanno affrontando una situazione di fatica, ma reagiscono cercando di vivere al meglio le possibilità che hanno - commenta il sacerdote -. Ci stanno dando una lezione di responsabilità. A cominciare dalla risposta entusiasta alla vaccinazione, che vedono come via per uscire dallo stallo e godere di quanto è essenziale nella vita». L’amicizia, innanzitutto. L’incontro con i coetanei e la possibilità di sentirsi protagonisti. Essere presi per mano nel cammino di crescita.

A Bologna i doposcuola parrocchiali riescono a seguirli con un rapporto uno a uno, grazie ai numerosi volontari coinvolti e alle risorse economiche e logistiche messe in campo dalla diocesi. Nati spontaneamente ben prima della pandemia, nell’ultimo anno hanno visto esplodere la domanda e sono diventati una vera risorsa per aiutare gli studenti in difficoltà. «Arrivano da più di 120 istituti, comprensivi e non, dalle elementari alle superiori, per un totale di 3.400 studenti, di cui 150 con disabilità certificata - racconta il direttore diocesano dell’Ufficio scuola, Silvia Cocchi -. Con la riapertura delle scuole in emergenza si sono formate addirittura liste di attesa per il doposcuola: una situazione inaccettabile per la nostra Chiesa, che ha subito moltiplicato l’offerta». Ora i doposcuola sono in rete fra loro, organizzano formazione per i volontari, assistenza agli studenti speciali, monitorano il benessere dei ragazzi e hanno realizzato un report sulla motivazione all’apprendimento, analizzando l’impatto della Dad. Tra i volontari, accanto ad adulti e senior, ci sono anche tanti universitari. Vengono grazie al protocollo d’intesa con Ufficio scolastico regionale, ma anche dalle parrocchie: agli universitari, la pandemia ha imposto una diaspora. Per i fuorisede la didattica a distanza ha comportato spesso il rientro nella sede d’origine, e per gli altri l’impossibilità di entrare in un mondo di relazioni nuove.

A Palermo, «le matricole di Scienze motorie non hanno ancora visto dal vivo docenti e colleghi di corso» racconta il cappellano universitario, don Riccardo Garzari, che l’anno scorso per ovviare al lockdown portava gli studenti a fare trekking sul monte Pellegrino. «Chi fa il terzo anno, spesso non ha conosciuto studenti più grandi, quelli che da sempre ti guidano nei primi passi in ateneo». Il sacerdote guarda a febbraio, dopo gli esami, quando periodicamente fioriscono le iniziative di aggregazione e i seminari: i docenti e l’équipe di religiose e religiosi impegnati dentro l’università, grazie alla convenzione non scritta ma fruttuosa fra rettorato e diocesi, sono speranzosi di incontrare un gran numero di studenti.

Dal Nord a Sud Italia, ognuno ha dovuto misurarsi con un mondo accademico differente da quello sognato. «Mascherina, distanziamento, Green pass rafforzato: hanno una grande volontà di rispettare le norme, ma anche un grandissimo desiderio di normalità», spiega il direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale della Cultura e dell’università di Padova, don Giorgio Bezze. Questi sono giorni di esami, e in presenza o a distanza l’impegno e la tensione non cambiano, «la preparazione universitaria viene sentita al massimo, anche se molto delle prerogative della vita studentesca è precluso». Perciò la Pastorale promuove attività extra, complicate dalle restrizioni, o di studio: «Durante le vacanze di Natale le lezioni erano sospese e le aule chiuse, ma le abbiamo tenute aperte e sono arrivati in tanti».

Per tutti, riassume Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per l’educazione, la scuola e l’università, «l’occasione è di crescita anche laddove non si percepisce. I giovani chiedono fiducia, e stanno dimostrando di meritarla. Sanno che c’è il rischio che vengano etichettati come la 'generazione Covid', quella che ha perso in formazione e riti sociali, ma hanno le energie per colmare lacune e difficoltà, con l’appoggio di docenti, educatori e famiglie. L’auspicio è che la ripresa dopo la pandemia veda le generazioni mescolarsi tra loro, che ognuno non riprenda separatamente la propria vita».

Annalisa Guglielmino

Avvenire, 19 gennaio 2022