UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Galantino: un’alleanza tra la Chiesa e l’università laica

Confronto a più voci al convegno di pastorale universitaria. Il rettore De Toni: il punto vero è l’educazione
11 Marzo 2018

«Promuovere contesti relazionali che umanizzano lo studio e la ricerca». Ma anche «una comunità nella quale il giovane coltiva degli orientamenti determinanti per il suo futuro, compie un serio discernimento circa il suo posto nella società e verifica le sua attitudini per metterle a servizio della professione». Sono alcune delle immagini che il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, ha usato per descrivere il ruolo e il compito del sistema universitario italiano e non solo. Un luogo - di cultura, speranza e pace - con cui la Chiesa intende «rinsaldare i legami di collaborazione esistenti». Lo fa partecipando alla seconda e conclusiva giornata del convegno nazionale di pastorale universitaria dal titolo «Chiesa e università, cantieri di speranza », promosso a Roma dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei (diretto da Ernesto Diaco) in collaborazione con il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Un intervento tutto teso a ribadire con forza l’intenzione della Chiesa di collaborare in questo campo della formazione in cui è presente anche con proprie strutture accademiche, perché «consapevole della rilevanza che il mondo accademico ha nella formazione delle giovani generazioni e per lo sviluppo del Paese».

Una collaborazione a 360 gradi, ricorda Galantino, che auspica nel rispetto della «laicità del mondo universitario» e «in uno sviluppo positivo, non ideologico, fecondo di relazioni e di reciproci arricchimenti. Una laicità sana consente una collaborazione schietta, un pluralismo non di facciata, una rete sinergica di contributi tesi alla crescita delle persone, in particolare dei giovani, e al bene comune del Paese». Insomma una «nuova alleanza tra l’università, la Chiesa e la società nel suo insieme», affinché, prosegue ancora il segretario generale della Cei, «rispondendo meglio alla missione specifica di ciascuno», si dia «segno che vogliamo farci carico insieme di quel diritto alla speranza di cui parla il Papa e che i giovani ci chiedono». Una unione perché questo «diritto» sia «loro riconosciuto non a parole ma con i fatti». E il terreno d’incontro, specifica Galantino, «è quello della cultura. Una cultura e una scienza pienamente umane », che vuole dire «non restare chiuse in piccoli cerchi, patrimonio di élites privilegiate, nè ridotte a un esercizio accademico o a strumenti di interessi particolari, ma vengano condivise nella società a vantaggio di tutti, senza escludere nessuno dai propri benefici effetti». Insomma, conclude il vescovo Galantino ricordando sia le parole pronunciate da papa Francesco nella sua visita a Bologna sia la scelta di dedicare il prossimo Sinodo dei vescovi proprio ai giovani, «anche io vi invito a non accontentarvi di piccoli sogni, ma a sognare in grande. Così cambierete le vostre vite, l’università e la stessa Chiesa».

«Bisogna sperare contro ogni speranza» aggiunge da parte sua il professor Alberto De Toni, rettore dell’ateneo di Udine e segretario generale della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui). «Questo è un motto – spiega nel suo intervento al convegno – che io cito quando i ragazzi in difficoltà vanno accompagnati. L’educazione, come diceva Mandela, è lo strumento più potente per cambiare il mondo». Proprio per questo nel suo intervento il rettore De Toni avverte anch’esso «il rischio che gli atenei siano anonimi, siano non luoghi di mancanza di relazioni e di solitudine ». Ecco allora che anche dal fronte accademico c’è «la convinzione della centralità delle relazioni docente-studente». Il rettore concorda che «il punto vero è l’educazione, non la conoscenza che si può apprendere anche dai libri. Oggi abbiamo molti professori ma pochi maestri».

Enrico Lenzi

Avvenire, 10 marzo 2018