UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Fuci, la città «sfida di testimonianza»

A Camaldoli la Settimana teologica della Federazione universitaria cattolica italiana. L’impegno: rendere le aree urbane realtà di inclusione, non escludenti
10 Agosto 2022

Citano il teologo gesuita tedesco Karl Rahner per dire che le cose di ogni giorno sono foriere di eternità, «gocce d’acqua nelle quali si riflette tutto il cielo». Gli studenti della Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana, guardano alla città come luogo teologico e alla presenza del sacro non circoscritta alle mura delle chiese e delle cattedrali. «Non spazi di esclusione, ma realtà che includono, che estendono i propri confini, che si allargano ad ogni frammento dell’umano. Ecco perché le nostre città sono un’opportunità e una sfida sempre nuova di testimonianza cristiana», sottolinea la presidenza nazionale a conclusione della Settimana teologica Fuci. Un appuntamento tradizionale nell’agenda estiva degli universitari cattolici che in novanta da tutta Italia sono tornati a incontrarsi nel monastero benedettino di Camaldoli, nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, secondo lo schema nato da un’intuizione di Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, che della Federazione era stato assistente.

Un’esperienza di riflessione, preghiera e convivialità che quest’anno ha avuto al centro la città come ambito «in cui possiamo trovare un frammento della Rivelazione», dicono i ragazzi. La Settimana è stata aperta dalle relazioni dell’arcivescovo Ignazio Sanna, emerito di Oristano; poi è toccato a monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura dell’arcidiocesi di Milano, analizzare il “presente urbano del cristianesimo e il suo futuro”. Di fronte alle trasformazioni sociali e culturali che stanno investendo il Paese, occorre chiedersi dove abiti oggi l’esperienza della fede. «Se la parrocchia e la scansione dell’Anno liturgico hanno da sempre organizzato il tempo e lo spazio della vita ecclesiale – ha osservato Bressan –, il modello sembra adesso scricchiolare di fronte ai cambiamenti negli stili di vita e nei ritmi lavorativi. La residenzialità della popolazione cede il passo alla dinamicità dei flussi urbani, creando un senso diffuso di disorientamento e non appartenenza. Il pianeta digitale apre nuove prospettive di interazione e di costruzione identitaria nelle comunità».

Allora che cosa fare? «Davanti a queste urgenze la Chiesa è chiamata a progettare nuove forme di impegno e di presenza pastorale». Per Bressan, serve riscoprire il principio dell’incarnazione, cioè «quel cercare Dio nella fatica delle cose di ogni giorno». C’è bisogno di «ridare carne alla fede e ridare corpo alla Chiesa». Da qui l’invito a offrire luoghi ed esperienze ricche «di un’eccedenza di senso, di un di più che può dare valore anche alle piccole azioni ». Quindi il richiamo a una maggiore consapevolezza del ruolo dei cattolici come «costruttori di un rinnovato tessuto urbano » che ruoti attorno alla comunità e alla collaborazione della Chiesa con le realtà del territorio.

Giacomo Gambassi

Avvenire, 10 agosto 2022