UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Francesco: un “Patto educativo” in sette punti

Davanti al rischio di una “catastrofe educativa” il Papa chiama a un impegno globale a favore delle nuove generazioni
16 Ottobre 2020

Sette punti. Sette indicazioni operative. Ma soprattutto sette linee guida per intessere il Patto educativo globale di cui «il mondo ha urgente bisogno». A elencarli è stato papa Francesco nel videomessaggio con il quale ha aperto alla Pontificia Università Lateranense a Roma, l’evento, promosso dalla Congregazione per l’educazione cattolica e trasmesso in streaming, sul «Global compact on education», il progetto lanciato nel settembre 2019 dal Pontefice.

«Nella storia esistono momenti in cui è necessario prendere decisioni fondanti, che diano non solo un’impronta al nostro modo di vivere, ma specialmente una determinata posizione davanti ai possibili scenari futuri» ha detto il Papa sottolineando di ritenere che «sia questo il tempo di sottoscrivere un patto educativo globale “per” e “con” le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature». E per farlo Francesco indica appunto sette linee fondamentali a partire dal «mettere al centro di ogni processo educativo formale e informale la persona, il suo valore, la sua dignità». Ne consegue - al secondo punto - la necessità di «ascoltare la voce di bambini, dei ragazzi e dei giovani, per costruire insieme un futuro di giustizia e di pace». Ecco allora la necessità - punto tre - che «sia favorita la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all’istruzione», che spesso sono poste al margine dei percorsi educativi e che in questo periodo caratterizzato dalla pandemia rischiano di essere la parte predominante, dei «quasi 10 milioni di minori», tanto che si parla di «catastrofe educativa» che «potrebbero essere costretti a lasciare la scuola a causa della crisi economica generata dal coronavirus», dopo che il ricorso alla didattica a distanza «ha mostrato una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche». Indispensabile, dunque, al quarto punto, «vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore». Quinta linea guida è «educare ed educarci all’accoglienza, aprendoci ai più vulnerabili ed emarginati». Non meno importante - al sesto punto - «impegnarci a studiare per trovare altri modi di intendere l’economia, la politica, la crescita e il progresso perché siano davvero al servizio dell’uomo», e - al settimo - «custodire e coltivare la nostra casa comune, proteggendola dallo sfruttamento delle sue risorse, adottando stili di vita più sobri, secondo i principi di sussidiarietà e solidarietà e dell’economia circolare».

Papa Francesco più volte nel suo videomessaggio sottolinea come l’attuale pandemia «ha accelerato e amplificato molte delle urgenze e delle emergenze che riscontravamo un anno fa e ne ha rivelate tante altre». Ma questo non deve far venire meno all’impegno per «una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società. Ascoltiamo il grido delle nuove generazioni, che mette in luce l’esigenza e la stimolante opportunità di un rinnovato cammino educativo, che non giri lo sguardo dall’altra parte favorendo pesanti ingiustizie sociali, violazioni dei diritti, profonde povertà e scarti umani».

Obiettivi e valori che «condividiamo e consideriamo parte integrante del nostro operare nei 193 Paesi che aderiscono alla nostra organizzazione» risponde in un videomessaggio la direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay. «Un impegno perché i Paesi puntino a una educazione globale e integrale», perché «la scuola e l’attività culturale sono pilastri per una cultura di pace e di rispetto, come stiamo sperimentando in un progetto a Mosul». Della necessità di «un cambio culturale che parta dall’educazione» parla anche il cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica.

Insomma, come osserva il Papa, «il valore delle nostre pratiche educative non sarà misurato semplicemente dal superamento di prove standardizzate, bensì dalla capacità di incidere sul cuore di una società e di dar vita a una nuova cultura». Ovviamente «le grandi trasformazioni non si costruiscono a tavolino», ma «dobbiamo andare avanti tutti insieme, ognuno come è, ma sempre guardando avanti insieme». Con speranza.

Enrico Lenzi

Avvenire, 16 ottobre 2020