“Seicentocinquanta anni fa, nella notte fra il 18 e il 19 luglio del 1374, moriva ad Arquà, vicino a Padova, Francesco Petrarca. Uno o due giorni successivi avrebbe compiuto settant’anni, essendo nato ad Arezzo il 20 luglio del 1304. È giusto ricordarlo in questo anniversario perché è stato un grande intellettuale, ma soprattutto un grande poeta, che si è ispirato come Dante ai valori cristiani”.
Inizia così la riflessione che p. Giuseppe Oddone, assistente ecclesiastico di AIMC e UCIIM, ha indirizzato agli insegnanti delle due associazioni in occasione dell’anniversario.
“La fede cristiana – prosegue Oddone – in cui il Petrarca è cresciuto ed educato e con la quale si confronta soprattutto dopo che il fratello Gherardo diventa nel 1343 monaco certosino, non è per lui uno strumento di spiegazione del mondo e un centro unificatore della sua vita, ma diventa piuttosto un fatto personale, uno stimolo alla introspezione psicologica, alla consapevolezza della fragilità umana; egli sente il valore e la bellezza delle realtà terrene, non orientate a Dio, e vorrebbe impadronirsene e goderle e conservarle per sempre, nonostante siano avvertite come realtà caduche e destinate a svanire. Di qui nasce nella sua coscienza il senso del peccato e nello stesso tempo il bisogno di redenzione da parte di Cristo”.
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