Cita Nelson Mandela, il “padre” del nuovo Sud Africa liberato dall’apartheid, per ricordare che «l’educazione è lo strumento più potente che si possa usare per cambiare il mondo ». Papa Francesco loda il lavoro congiunto di vescovi, sacerdoti, scienziati e studiosi di vari Paesi africani che hanno declinato in stile africano il Patto educativo globale, l’iniziativa lanciata dal Pontefice nel settembre 2019 per contrastare l’emergenza educativa che segna le nuove generazioni di tutto il mondo.
«Siete stati i primi a realizzare un Patto educativo continentale», afferma il Papa ricevendo in udienza ieri mattina una delegazione della Fondation internationale religions et societes, promotori dell’alleanza scaturita dal simposio internazionale celebrato a novembre a Kinshasa, con il patrocinio della Conferenza episcopale del Congo e organizzato con l’Università Cattolica del Congo. «Avete dimostrato di aver ben compreso quanto mi prefiggevo, cioè che il Patto educativo globale dovesse diventare una realtà locale, frutto di riflessioni svolte a partire dal proprio contesto e dalle proprie risorse culturali, e che fosse attento ai bisogni educativi del territorio», osserva Francesco.
Il Papa attinge dall’antica saggezza del continente per evidenziare la dimensione comunitaria dell’educazione. «“Per educare un bambino, ci vuole un villaggio intero”. Si tratta di un’alleanza educativa siglata idealmente da tutti gli appartenenti del villaggio, per i quali il compito di accompagnare ogni figlio non è responsabilità esclusiva del papà e della mamma, ma di tutti i membri della comunità. Tutti, pertanto, hanno il dovere di sostenere l’educazione, che è sempre un processo corale». Poi ripete: « Fate coro!». Una sfida espressa «perfettamente nel famoso aforisma africano “Io sono perché noi siamo”», aggiunge. E ricorda che il Patto continentale guarda anche alla relazione con Dio.
«Alcuni popoli africani – dice – arrivarono a concepire il monoteismo ben prima di molte altre civiltà. In seguito, l’Africa si è aperta con molto entusiasmo all’annuncio cristiano ed è attualmente il continente che vede crescere maggiormente il numero di cristiani e cattolici. Pertanto il Patto educativo africano, oltre che sul motto “io sono perché noi siamo”, si fonda, con giusto orgoglio, sull’affer-mazione: “io sono perché noi siamo e crediamo”. C’è la fede lì». Quindi ricorda il servo di Dio Julius Nyerere, chiamato “maestro”, che «seppe dar vita a politiche educative per la crescita di tutti i suoi connazionali, indipendentemente dalle condizioni economiche o sociali. Egli era sostenuto dalla sua fede cattolica e affermava che senza la celebrazione eucaristica sarebbe stato impossibile per lui compiere il suo lavoro».
Il Papa tiene a ribadire che l’Africa è «il continente più giovane del mondo». Ecco perché, «dopo le politiche di educazione di massa, che hanno caratterizzato i primi decenni del post colonialismo, è tempo ora di lavorare insieme ai governi locali per la qualificazione sempre maggiore dell’educazione». E sottolinea che «il cristianesimo si sposa con la parte migliore di ogni cultura e aiuta a purificare ciò che non è autenticamente umano, e quindi neppure divino».
Avvenire, 2 giugno 2023
(foto Vatican News)