UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Fra prof e studenti: la scuola di Cenciarelli

Un nuovo romanzo ambientato in una classe liceale del disastrato sistema scolastico italiano. Disagi umani e buoni propositi
6 Dicembre 2022

Forse anche per l’inesausta attualità del tema nel discorso pubblico (e politico), la scuola continua a essere al centro di molti romanzi italiani. Uno dei più interessanti tra quelli recenti è il libro di Gaja Cenciarelli, Domani interrogo (Marsilio). L’ingresso in una classe di un nuovo docente è sempre un evento. Molto di quello che sarà il rapporto con i ragazzi si decide nelle prime lezioni, o forse addirittura nei primi momenti. La professoressa protagonista del libro, chiamata a ricoprire una supplenza annuale di Inglese in un istituto superiore della periferia romana, lo sa bene. Per questo impronta a una sorprendente schiettezza l’interazione con gli studenti

È anche consapevole di una serie di regole auree tra il serio e il faceto che gli insegnanti non dovrebbero mai dimenticare: «Per gli studenti, tu non sei un essere umano. Non importa quel che fai o quanto ti spendi per loro: gli studenti ti vivranno sempre come un nemico. Nessuna buona azione, generosità o empatia impedirà agli studenti di parlare male di te. Per quanto tu possa essere severo, nessuno studente ti rispetterà solo per questo». La protagonista sa che l’antico adagio coniato dal tragediografo latino Lucio Accio, «oderint dum metuant» (mi odino purché mi temano), nella scuola di oggi non è più sensato. Perché con la paura non si ottiene nulla. La motivazione va costruita (e ritrovata) giorno dopo giorno. È questo l’unico modo per far nascere nei ragazzi quell’autostima di cui spesso sono privi. Se all’inizio loro si definiscono «monnezza» («’Sta scuola è ‘n cassonetto, e ‘a monnezza semo noi»), sarà un punto d’orgoglio della professoressa smontare questa percezione.

La caratterizzazione dei personaggi pecca di una certa dose di bozzettismo (modalità rappresentativa che d’altra parte sembra essere consustanziale alla narrativa scolastica nostrana, da De Amicis in poi), ma rispetto al distacco di fondo tipico di alcuni nobili antecedenti nel genere (come i libri di Domenico Starnone e Paola Mastrocola) qui, a dispetto dei tanti sprazzi di umorismo e persino di comicità, domina la partecipazione emotiva della voce narrante (in terza persona, ma sovrapponibile al punto di vista della protagonista), il che dà origine a momenti di autentica commozione.

La professoressa entra nel vissuto dei suoi studenti, li conosce (e li riconosce) nella loro individualità, cosa fondamentale per ogni adolescente affinché possa sentirsi considerato e valorizzato nella sua unicità: «Francesco è spigoloso, insopportabile, opportunista, egoriferito. La professoressa ha capito solo che dietro la sua espressione provocatoria c’è tantissimo, e vuole andare a vedere di che si tratta». «Sono troppe le cose che la professoressa non sa di Alessandra. Non sa che il suo attuale fidanzato morirà in un incidente stradale, e non sa che la sua migliore amica è morta un anno prima, in un incidente stradale».

Ma questa operazione di avvicinamento non è indolore, perché dalla sofferenza e dal disagio è facile rimanere coinvolti. «Quello che sta messo mejo c’ha solo i genitori divorziati o lo sfratto», spiega Daniele alla nuova arrivata all’inizio del racconto. Il fatto è che lei prende sul piano personale la relazione con la classe, una quinta in procinto di sostenere l’esame di maturità (ma senza molta voglia di studiare), esponendosi così a inevitabili delusioni. E anche al rischio di ritorsioni da parte di chi non apprezza i suoi discorsi contro la droga che circola tra i banchi... A tratti c’è spazio anche per una rappresentazione delle storture burocratiche della scuola attuale: «La scuola, durante il collegio docenti, è un buco nero senza spazio e senza tempo». Sono queste le cose che riescono a scoraggiare anche gli insegnanti più entusiasti del loro lavoro. Ma a salvarli c’è il quotidiano rapporto con i ragazzi, i quali, pur con tutti i lori difetti (gli stupendi difetti degli adolescenti), sono in grado di valutare molto bene chi siede al di là della cattedra. E sanno apprezzare quei professori capaci ogni tanto, quando serve - di mescolarsi con loro.

Roberto Carnero

Avvenire, 2 dicembre 2022