L’ideale sarebbe una decisa ristrutturazione del sistema della formazione professionale, che completi in maniera chiara i percorsi dai quindici anni ai ventidue-ventitré anni, come in Germania, impostandoli in stretta collaborazione con il mondo del lavoro.
È quanto ha provato ad immaginare Michele Pellerey, dell’Università Pontificia Salesiana, nel seminario Europa Ciofs-Fp, in corso a Treviso. La competenza regionale, ha esemplificato, potrebbe essere valorizzata per impostare un percorso di formazione professionale superiore che guarda più alla domanda del mondo del lavoro che al valore legale di un titolo. D’altra parte l’istruzione professionale, come oggi è impostata su percorsi quinquennali continui, con una quantità eccessiva di discipline fino all’ultimo anno e relative classi di concorso per i docenti, si presenta spesso come un doppione dell’istruzione tecnica. L’accesso al settore terziario non accademico di natura professionale superiore dovrebbe poter essere disponibile a quanti godano già di una buona esperienza aziendale e non solo per studi di scuola secondaria superiore quinquennale.
Il parterre del Seminario ha lanciato un appello alle forze in campo, anzitutto quelle di Governo, sostenendo che cambiare l’indirizzo della formazione virando sul professionale è una scelta urgente. Infatti rispetto al 2017, la quota delle figure difficili da trovare nel 2018 passa dal 21.5% al 26.3%, oltre uno su quattro, nonostante il grande stock di disoccupati. La crescita di professionalità tecniche di base, di grado elevato, è del 6,6 % l’anno e mancano soprattutto le professioni tecniche ad alta specializzazione che potrebbero essere preparate dagli ITS. «Riteniamo che il rinnovo delle professioni abbia una doppia valenza – ha detto Riccardo Giovani, della direzione politiche per il lavoro di Confartigianato –: far coincidere maggiormente domanda e offerta, ma anche aiutare il tessuto imprenditoriale a rinnovarsi. L’ingresso di giovani nelle Pmi e aziende artigiane è vitale per il rinnovamento e aprire all’impresa 4.0».
Lauretta Valente, presidente emerito del Ciofs-Fp nazionale, ne ha rilanciato l’impegno, nonostante le difficoltà: «Da sempre discutiamo di bisogni e carenze nel sistema della formazione e ci rivolgiamo alle Istituzioni che dovrebbero attivare politiche di implementazione. Nel frattempo con le nostre forze abbiamo costruito tanto, soprattutto nelle relazioni con le imprese così come avviene in Veneto ». A Vittorio Veneto, dove si trova una delle più importanti zone industriali, non c’è azienda che non conosca la suora del Ciofs cittadino che in bicicletta è passata da impresa ad impresa collocando le sue allieve.
Francesco Dal Mas
Avvenire, 26 settembre 2019