“La fede salverà la scienza” è un titolo che, a seconda dei punti di vista, può sembrare originale oppure sconcertante, eccessivo e azzardato, se non apertamente provocatorio. In realtà, benché molti oggi riconoscano i contributi della ricerca scientifica al progresso culturale dell’intera società e perciò anche dei credenti, pochi sembrano consapevoli del fatto che la fede religiosa può svolgere un ruolo importante nei confronti della comunità umana e quindi anche della scienza; ruolo che consiste innanzitutto nell’evidenziare le concezioni strumentali del sapere scientifico e nel valorizzarne invece gli aspetti etici e antropologici, nonché nel riconoscere e salvaguardare sempre l’autentica autonomia del ricercatore.
D’altronde un atteggiamento illuminato dei credenti nel dimostrare fiducia nei risultati della ricerca scientifica e delle sue ricadute positive sulla nostra vita può aiutare non poco la scienza e gli scienziati, specie in momenti come quelli che si sono attraversati con la pandemia da Covid-19, dove particolarmente significativo è stato l’esempio di papa Francesco di farsi pubblicamente vaccinare e di mettere a disposizione gratuitamente il vaccino per i senza tetto e per i più poveri.
Tutto ciò in perfetta coerenza con la lezione di Giovanni Paolo II secondo cui «oggi è la Chiesa che deve prendere le difese della ragione e della scienza». Il tema dell’interazione tra scienza e fede religiosa è diventato sicuramente negli ultimi decenni di crescente attualità, tanto da meritare attenzione in sede accademica e da risultare costantemente al centro di incontri e convegni ai più diversi livelli. Nella maggior parte dei casi, però, il vasto pubblico dei non specialisti e gli stessi studiosi della materia non hanno a disposizione un quadro di riferimento unitario da cui procedere, mentre permane sullo sfondo una certa confusione concettuale su quali siano i contenuti specifici del tema scienza-fede. Per altro le difficoltà a penetrare a fondo i problemi sono oggettivamente acuite dal fatto che spesso risultano attive posizioni conflittuali e talvolta ideologiche sulla maniera di intendere sia la ricerca scientifica sia la credenza religiosa; posizioni che non di rado si cristallizzano in visioni del mondo radicalmente contrapposte e inconciliabili.
L’intento del presente saggio è innanzitutto quello di fornire gli strumenti indispensabili per affrontare e approfondire in modo organico il rapporto tra sapere scientifico e sapere religioso, non astenendosi nel contempo dall’esprimere separatamente alcune valutazioni critiche. Esso si presta pertanto a venire utilizzato anche come manuale per corsi o seminari sul rapporto scienza fede, oppure di filosofia della natura nel contesto della scienza moderna.
Di là dai diversi punti di vista, quanto ci sembra certo è che la nostra epoca impone a ogni uomo di cultura una conoscenza perlomeno essenziale tanto della scienza quanto della fede religiosa, essendo queste le due forme di credenza che innervano più profondamente la società contemporanea; perciò non è fuori luogo sostenere che uno scienziato non deve ignorare la religione e un uomo di fede non può ignorare la scienza, specie se è un teologo. Da parte dell’uomo di scienza è sbagliato considerare la religione come qualcosa di totalmente estraneo per lui o pensare che non lo riguardi minimamente; mentre da parte del credente è scorretto diffidare della conoscenza scientifica oppure averne timore: l’una e l’altra dimensione sono infatti indispensabili per fare emergere un’umanità integrale e non interiormente dimidiata.
Roberto Timossi
Avvenire, 2 dicembre 2021